VIVA: festival, arti e assessorati
di 2bePOP - 19 dicembre 2012
In queste settimane la città di Cosenza ospitava il VIVA Performance Lab 2012, un progetto internazionale di arte contemporanea, finanziato e promosso a vario titolo da Unione Europea, Regione Calabria, Comune di Cosenza, Università della Calabria e Fondazione MAXXI di Roma. A prima vista era sembrata una grande occasione di stimolo e diffusione dell’arte contemporanea sul nostro territorio. Forse avrebbe già dovuto mettere in guardia il fatto che, sebbene qui non manchino i musei specifici e le realtà che da tempo ospitano e promuovono gli artisti contemporanei – abbiamo addirittura un museo a cielo aperto per le strade cittadine! con opere, fra gli altri, di Dalì, Manzù, De Chirico e Rotella– si scegliesse come partner del progetto una struttura-contenitore, fondamentalmente priva di una precisa linea poetica e certo non estranea a logiche di lottizzazione e gestione da parte della peggior politica istituzionale, perlopiù concentrata sull’Architettura, come il MAXXI di Roma, ma dapprima ho cercato di superare le resistenze, sperando che la realtà potesse confutare le mie (legittime?) preoccupazioni.
Alla sua presentazione, in data 26 Ottobre, scopro che il progetto prevede la partecipazione di otto artisti ospiti “già affermati”, provenienti da tutto il mondo e otto giovani che saranno selezionati, attraverso un bando internazionale, per partecipare a un workshop con l’artista cubana Tania Bruguera, il cui lavoro peraltro conosco e stimo da tempo, all’interno del quale si lavorerà alla realizzazione delle proposte di performance da presentare insieme agli otto big, durante i giorni del festival. Mancano poche settimane alla manifestazione, ma il bando non è ancora stato pubblicato (né sul sito del Comune, né su quello del MAXXI).
Passa un po’ di tempo e il bando appare in rete, data di scadenza 5 Novembre, ci sono solo pochi giorni per preparare il materiale di presentazione, il progetto di una performance e tutta la documentazione necessaria … Nonostante ciò il contesto sembra avvincente e stimolante, mi dedico all’arte della performance da quindici anni ormai, ne ho quasi 42, ma in Italia risulto essere ancora un giovane artista e il bando è infatti riservato agli under 45, c’è un’iniziativa di tale portata nella mia città d’origine - mi dico – è proprio una bella occasione. Dalla application form scopro che uno dei fattori discriminanti sarà la conoscenza delle lingue straniere, per comunicare durante il workshop bisogna conoscere l’inglese, beh … sono laureato a pieni voti in lingue ispanoamericane e inglese – penso – riuscirò a interagire con un’artista cubana che da anni vive a New York … Decido di accettare la sfida dunque, e preparo la mia proposta secondo i tempi e le modalità previste. Mi viene data comunicazione che i risultati della selezione saranno resi noti a partire dalla settimana successiva alla deadline, dal 12 novembre, certo un po’ strano per un bando internazionale … Come si organizzeranno la mia amica di Osaka e il mio collega di Bogotà – mi chiedo – che tanto vorrebbero partecipare, se scoprissero di essere stati selezionati soltanto pochi giorni prima? Nella mia mente qualche piccolo dubbio comincia a farsi strada …
Intanto cominciano a circolare in città alcuni ambasciatori di uno dei musei più ricchi e politicamente sponsorizzati della capitale, e i rappresentanti di una rete di associazioni europee. Sbarcano organizzando una messe di incontri nei quali, salendo in cattedra in modo arrogante e fastidioso, pretendono di spiegare ad artisti e creativi (che brutta parola!) indigeni, da un lato la storia della performance art – ignorando forse che all’Università di Cosenza, una delle istituzioni patrocinanti il progetto, esiste da circa 20 anni un corso di laurea in DAMS, dove hanno insegnato o insegnano tra gli altri Maurizio Grande e Roberto Tessari, Valentina Valentini e Marcello Walter Bruno; che il Living Theater apparve in città per la prima volta nel lontano 1976 con le Sette meditazioni sul sadomasochismo politico (visionari!); che generazioni intere si sono qui formate sui testi di Lea Vergine e Teresa Macrì, di Richard Schechner e Victor Turner – e dall’altro, illustrano tutte le più innovative modalità di organizzazione di eventi artistici secondo i dettami della blogosfera 2.0, come se quelli fossero usciti il giorno prima dalla giungla …
Comunque sembrano voler rivoltare il territorio come un calzino, tra il 13 e il 15 novembre viene convocato un magniloquente Forum delle Culture, presso il Museo dei Bretti e degli Enotri di Cosenza. Si chiede tra le altre cose, ad alcuni video maker locali di riprendere l’evento e di editare un video: avranno l’occasione di proiettarlo nientemeno che nella presentazione ufficiale presso il MAXXI di Roma! Intanto cominciano a circolare richieste sempre più insistenti di collaborazione, sostegno e supporto logistico/organizzativo rivolte a varie associazioni, singoli artisti, attivisti e operatori culturali … il tutto sempre a titolo rigorosamente gratuito, “per il bene della tua città e per le magnifiche sorti e progressive di un territorio troppo spesso relegato ai margini del… blah, blah, blah” … qualcuno non manca di farsi incantare, si coinvolgono inoltre gli studenti di alcune scuole medie superiori in un progetto di tutoraggio: saranno “gli angeli” che accompagneranno e seguiranno pubblico e artisti durante i giorni del festival vero e proprio. Fiko! eppure “il mio senso di ragno” continua a vibrare piuttosto vigorosamente …
In data 20 novembre il Comune di Cosenza emana un bando di gara a dir poco paradossale, che non manca di attirare la curiosità della stampa locale (http://www.corrieredellacalabria.it/stories/cultura_e_spettacoli/10282_cosenza_ha_i_suoi_musei_ma_i_festival_li_fa_col_maxxi/ ) si chiede più che altro un partner per la realizzazione della pubblicità (stampa di diverse migliaia di manifesti, cartoline, t-shirt e altri gadget dell’evento), richiedendo però «l’assunzione dei costi di stampa e distribuzione» , per cui «il partner è libero di ricercare sponsor per la copertura dei costi a cui assicurare visibilità attraverso tutti gli strumenti relativi a questo avviso. »
Insomma, qui ci sono 250.000 euro in ballo (non sto inventando e non ci sono zeri di troppo, duecentocinquantamila euro è l’ammontare del finanziamento) e non vorrebbero neppure preoccuparsi di pagare la pubblicità! non manco di considerare come sia periodo di caldarroste, dolci e fritture tipiche, ma la puzza di bruciato raggiunge i livelli di guardia…
Nel frattempo attendo sempre di sapere qualcosa di più rispetto al bando, siamo ormai ampiamente oltre i termini di presentazione delle richieste, penso che i giochi oramai siano fatti, ma non ho il riguardo di ricevere alcuna comunicazione, neppure un cortese cenno di riscontro (a parte la conferma iniziale della ricezione del materiale), anche del tipo: “Ci dispiace, ma il suo progetto non risponde ai requisiti da noi richiesti.”
Insomma inizio a perdere le speranze, tra l’altro devo pianificare alcuni altri impegni fuori città proprio per i primi di dicembre. Decido che, comunque vada, non potrò essere della partita.
Torno in città il 2 dicembre, quando il workshop è già iniziato, cerco di scoprire dal sito del MAXXI chi siano i giovani artisti selezionati – ma i nomi appariranno in una sterile lista solo un paio di giorni prima del festival – nessuna traccia del risultato della selezione, né una graduatoria, né un punteggio (eppure ne era prevista l’assegnazione, attraverso una chiara suddivisione relativa a curriculum, documentazione delle esperienze precedenti, conoscenza delle lingue straniere e, soprattutto, idea di performance da presentare), fossi anche arrivato ultimo mi piacerebbe sapere in base a quale tipo di criteri e valutazioni … Inoltre il workshop comincia a essere presentato pubblicamente come “riservato agli under 35” (!): saranno cambiate le regole in corsa? Boh, purtroppo temo che non lo saprò mai.
Arriva il pomeriggio di sabato 8, esco sfidando la pioggia e il gelo, è molto difficile ma cerco di lasciare a casa tutte le cattive impressioni che mi sono fatto finora, sono pronto a ricredermi, vorrei tanto essere smentito, cambiare idea e sono desideroso di capire cosa sarà concretamente questo festival della performance contemporanea, di cui in città si vocifera piuttosto sommessamente. La “comunicazione virale”, sulla necessità della quale tanto si era battuto negli incontri preliminari, ha generato non più di qualche centinaio di volantini distribuiti malamente nel centro cittadino e alcuni pagine di scarsa evidenza su un paio di quotidiani locali. Sfoglio Calabria Ora, testata che insieme al direttore Piero Sansonetti, viene ringraziata espressamente sul dépliant della manifestazione, e che avrebbe dovuto ospitare l’intervento performativo della stessa Tania Bruguera, consistente nella pubblicazione «sulle pagine del giornale, al posto delle notizie locali, di fatti accaduti in Colombia, arresti, assassinii, tematiche legate al lavoro, problemi del settore agricolo etc…» (cfr. Un virus creativo contro mafie e abusi di potere – di Arianna Di Genova, “il manifesto” del 7/12/2012), notizia diffusa curiosamente il giorno prima dall’Adn/Kronos, e ripresa da numerosi quotidiani nazionali, seppure “le istruzioni dell’artista sono chiarissime: «Non pubblicare editoriali, nessun commento a ciò che viene descritto con parole o immagini, selezione di agenzie stampa dei paesi interessati dalle organizzazioni criminali, segnalazione tramite un logo delle pagine che subiscono la metamorfosi»” (ancora la Di Genova su “il manifesto” di venerdì 7).
Certo che questa azione era basata su una sorta di spaesamento (eh, aver studiato la storia e la teoria della performance!), una volta rivelata al pubblico è stata praticamente “bruciata”, a tutt’oggi (e parlo del momento in cui scrivo, mercoledì’ 12) infatti, nessuna traccia dell’intervento della Bruguera sulle pagine di Calabria Ora, nonostante lo si continui a citare su tutte le cronache trionfalistiche diffuse riguardo l’evento, da questo imbarazzante ufficio stampa.
Comunque sull’agenda del quotidiano, non è possibile reperire neppure uno straccio di programma, né orari, né luoghi, né niente di niente …
Seguendo gli eventi indicati sulla brochure e la mappa diffusa sul sito ufficiale, cerco disperatamente diverse performance senza rinvenirne neppure una pallida ombra: Minerva Cuevas, finita un’ora prima del previsto, Nuria Guëll, non pervenuta, Luca Pucci, il luogo è sbarrato da una pesante saracinesca. Eppure padroneggio perfettamente la geografia della città, qui sono nato e qui abito da più di trent’anni ormai – non sono un turista occasionale che pure dovrebbe poter avere qualche chance di assistere all’evento- ma la più parte delle cose non mi riesce proprio di trovarle.
Risalendo verso il centro storico, mi imbatto nelle vestigia della performance dei “giovani” Alessandro Fonte e Shawnette Poe, avvenuta al mattino, a cui purtroppo non ho avuto la fortuna di assistere dal vivo. Una trentina di chili di arance crocifisse su un’impalcatura di legno, in un vicolo suggestivo e nascosto che incrocia il centralissimo corso Telesio (e già, Cosenza fu anche la città di Bernardino Telesio e in qualche modo persino di Tommaso Campanella, la città del sole… pensate un po’), segno evidente delle contraddizioni e dello sfruttamento che accompagnano la raccolta schiavistica degli agrumi nel cuore di questa terra ferita a morte: a mio avviso una delle pochissime cose degne di attenzione e che, in qualche modo, hanno lavorato e scavato nel profondo.
Certo piove a dirotto, qualcosa sarà stata rimandata, qualcos’altro spostato, la performance è – come dire – un’arte estemporanea di per sé … ma un programma così ricco (finanziariamente intendo) e sponsorizzato (da spazi ed istituzioni politiche e culturali) non credo possa permettersi certe leggerezze … sui siti dedicati comunque nessuna traccia di variazioni di programma.
Le altre performance che incontro lasciano veramente a desiderare, operazioni discutibili sotto tutti i punti di vista, per rendimento estetico – ma certo “i nostri meravigliosi mondi interiori” non possono sempre coincidere, grazie al cielo – , coinvolgimento della città, praticamente inesistente, e soprattutto livello organizzativo, che mi pare aver già illustrato a sufficienza.
Torno a casa bagnato, amareggiato e scoraggiato, non prima di aver documentato con fotografie e video che puntualmente inizio a diffondere in rete, la débacletotale cui mi è appena capitato di assistere. Comincio a ricevere altre comunicazioni da parte di amici e colleghi, alcuni mi dicono che, da qualche ora, vengono contattati in maniera compulsiva da organizzatori e volontari del festival, servirebbero attori e figuranti per alcune delle performance dei big dell’indomani, le offerte economiche sono risibili e certo, qualora un’operazione del genere possa avere un senso, arrivano fuori tempo massimo. Cosa è avvenuto fino a quel momento? tutti si domandano … perché i grandi performer internazionali non hanno pensato prima a questo non trascurabile aspetto?
La mattina dopo esco di casa, è appena passata la notte dell’Immacolata, festività tenuta in grande considerazione da queste parti, il programma prevede altri eventi, ma soltanto fino alle 14… La città – reduce da grandi “ciambotte” e veglioni assortiti – è praticamente semideserta, possibile che anche a questo nessuno avesse pensato? Cerco comunque la performance di Adrian Paci, prevista in Piazza Duomo o, in caso di pioggia, dice il programma, al mercato dell’Arenella, stamattina c’è un sole splendente per fortuna e dunque infine la trovo … al mercato dell’Arenella!
La brochure recita che l’artista albanese “inviterà alcuni abitanti del centro storico di Cosenza a portare la propria sedia e a sedersi con lui a intervalli predefiniti – secondo l’antica usanza delle donne del Sud di sedersi fuori la porta di casa a conversare con i vicini – per creare un unico quadro vivente”. È grande dunque il mio stupore quando riconosco fra i performer diversi colleghi e amici, che tutto sono fuorché abitanti del centro storico, ma perlopiù persone reclutate all’abbisogna, essendo evidentemente venuto meno il requisito fondamentale per questa azione: il lavoro reale con gli abitanti del luogo, durante la settimana precedente. Scoprirò più tardi che gli stessi saranno ricompensati con 25 euro ciascuno, per essere stati 4 ore seduti al freddo più gelido, in riva al fiume Crati, una domenica di inizio dicembre.
Intanto chiedo, ad alcune volontarie, notizie di un’altra performance, questa volta si tratta del lavoro di due giovani artiste, mi dicono essere stata annullata, ma vorrei continuare la mia opera di documentazione e mi reco comunque nel luogo previsto, a pochi passi, il vico S.Lucia. Sorpresa! Calori&Maillard, sono lì, alle prese con la loro azione certosina “una misurazione di tipo metrico decimale per i vicoli del centro storico”. Scambiamo un sorriso e qualche sfuggente sguardo d’imbarazzo, ci siamo soltanto noi, in splendida solitudine, se escludiamo un paio di cani di passaggio e quattro gatti (i felini proprio, intendo, non come modo di dire) che si affacciano simpaticamente da un balconcino, fra lo stupore e lo sgomento di qualche signora che invece fa capolino timidamente dalla soglia di casa, chiedendosi cosa diavolo stia succedendo. Saranno tecnici del Comune che verificano l’agibilità di vicoli e piazze pericolanti?
Sconfortato, vado a fare la spesa e, di fronte a un noto centro commerciale, intercetto l’azione di Minerva Cuevas che mi ero persa il giorno precedente, lei è lì intervistata amabilmente dai giovani che stanno documentando l’evento (spero in cambio di un qualche seppur misero incentivo economico): un attore locale legge, con dizione stentorea e piglio annoiato, una sequenza paratattica, illustrando agli astanti – dieci persone circa, compreso il sottoscritto – le caratteristiche salienti dell’economia cosentina (!). Costo apparente dell’allestimento – due tavolini di plastica, una lavagna con fogli di carta, uno scatolo di cartone e una cartellina contenente alcuni fogli fotocopiati – 50 euro a essere generosi (VIVA l’arte povera! ci mancherebbe …). Dalla lista snocciolata dall’attore, manca evidentemente il fondamentale capitolo su come intascare impunemente i finanziamenti europei per le attività culturali, riservati alle aree depresse, e tornarsene a casa con la fama del grande artista.
Ora, qualcuno dirà che ho il dente avvelenato per non essere stato scelto per il workshop, io dico: “L’ho scampata bella!” , ma chi mi conosce sa che neppure se mi fossi trovato organicamente all’interno di un tale contesto, avrei mancato di rilevarne le mostruose contraddizioni, troppo profonde per essere taciute! Ho una reputazione da difendere io, almeno qui in città!
Qualcun altro penserà: la solita sindrome del colonizzato, è convinto che tutti vengano in malafede a invadere e saccheggiare la sua terra … io rispondo che quanto meno “i Greci, i Romani – quelli antichi almeno -, i Goti e i Visigoti, e poi gli Arabi, i Longobardi, i Bizantini, i Normanni e i biondi Svevi. E ancora gli Angioini, gli Aragonesi, gli Spagnoli – e perfino – gli Austriaci ed i Borboni”, si sono fermati qui del tempo, hanno respirato lo spirito del luogo, ne hanno assorbito l’anima e forse ce l’hanno restituita più ricca di contaminazioni e incroci di cultura, miscugli che profumavano di novità e creavano legami e tradizione.
Questi rampanti project manager che arrivano qui con i loro tablet e gli smartphone ultimo grido, convinti di trovarci con il cappello a pan di zucchero e il due-botte fra le ginocchia, facendo grandi proclami e promettendo l’avvento di una nuova era di arte e cultura partecipata; vampirizzando energie, entusiasmo e voglia di fare, ma anche lavoro e risorse concrete; strumentalizzando un gruppo di giovani e speranzosi studenti volontari che hanno lavorato gratuitamente per diverse settimane e neppure pagano le spese del materiale pubblicitario! Che cosa ci lasciano? a parte qualche bilancio truccato e un po’ di stucchevole e maleodorante retorica “sviluppista”… Un evento misero e dozzinale, privo di qualsiasi appeal e relazione con il tessuto cittadino, in cui hanno speso, a occhio e croce – ho una certa dimestichezza con certe stime, per aver curato negli ultimi tre anni la direzione organizzativa del Quirino Revolution MAD, il festival di teatro e danza contemporanea del Teatro Quirino di Roma – per cachet, rimborsi, soggiorni e viaggi tutto compreso, non più di 70-80 mila euro, cifra con la quale non solo, senza dubbio, si sarebbe potuto fare molto ma molto di meglio, ma che soprattutto è chiaramente non di poco inferiore ai 250.000 euro complessivi, finanziati per l’occasione dai vari enti, in gran parte pubblici e regionali … I giovani artisti hanno ricevuto un rimborso di 600 € lordi a (parziale) copertura di spese di assicurazione e allestimento, non un centesimo per viaggi e alloggi, sono stati ospiti della generosità e solidarietà dei cittadini di Cosenza. E il resto dei soldi, che fine avrà fatto? se li riporta la fondazione MAXXI dritto dritto nella capitale? Eppure certo non le mancano sponsor privati, appoggi politici e finanziamenti specifici…
Martedì 11 i “nostri” sono poi passati da Altomonte (ridente cittadina della provincia di Cosenza), dove si è tenuto un ulteriore Forum delle culture, anche per fare un primo bilancio della situazione e illustrare il programma degli eventi futuri (paura!), non è difficile immaginare i toni trionfalistici con i quali avranno relazionato sull’evento, magari conditi da qualche seccato peana sulla scarsa ricettività di un pubblico provinciale che non ha gratificato la manifestazione con la partecipazione massiccia che invece avrebbe senz’altro meritato.
Intanto lunedì scorso a Lamezia Terme, nell’ambito degli Stati Generali della Cultura convocati dalla Regione Calabria, l’assessore regionale Caligiuri affermava: “Dobbiamo ottimizzare quello che abbiamo già, perché ciò che facciamo sul piano culturale è troppo frammentato, dispersivo, di conseguenza quasi sempre autoreferenziale e privo di ricadute economiche e civili. Dobbiamo quindi agire in modo unitario lavorando insieme per il progetto comune del riscatto della Calabria basato sulla cultura. Abbiamo messo in campo delle iniziative che seguono una logica, ma i finanziamenti non sono regali, quindi gli operatori culturali hanno una responsabilità verso la comunità regionale poiché debbono fare fruttare nell’interesse generale le preziose risorse pubbliche ricevute.” (http://www.regione.calabria.it/index.php?option=com_content&task=view&id=10670&Itemid=136)
Che belle parole … Ma chissà dov’era l’assessore, nei due giorni precedenti, mentre Cosenza viveva questa allegra e disinvolta gestione di preziose risorse pubbliche? Per quanto riguarda la logica, sinceramente mi sfugge, ma certamente l’assessore e il sottoscritto non condivideranno gli stessi parametri … Ah, a proposito dott. Caligiuri, dove potremmo rinvenire i bilanci del festival?
Manolo Muoio (performer)