Prince, Il Treno di Mezzanotte e il Tanga di Sheila E. Quando eravamo King
di Francesco Sapone - 22 aprile 2016
La morte di Prince mi ha fatto rivivere malinconicamente sensazioni e ricordi legati agli anni 80 e 90, di quando noi eravamo “eroi nel vento” avrebbe detto Stefanuzzo e le decadi in cui il genietto di Minneapolis è stato il King dandoci il meglio di sé ,non soltanto in termini di popolarità .
Approcciai a Prince ascoltando dalle radio i singoli “I wanna be your lover” e “controversy”. Nel mare di RnB e disco music così in voga in quegli anni non restai molto colpito dai suoni quanto dalla sua immagine. Sprizzava sesso e sensualità da tutti i pori, caratteristiche che saranno per sempre determinanti anche nella sua musica.
Per lui presi un treno notte, cosa che da fan ho riservato davvero a pochi altri grandi.
Faceva tappa a Milano il tour di “Lovesexy”. Qualche anno prima mi ero perso quello leggendario di” Sign of the Times”, l’album che ancora oggi amo di più e che ritengo in generale imprescindibile per la storia della musica. Non mi sarei mai potuto perdonare di sgarrare di nuovo lasciandomelo sfuggire.
Non vigendo ai tempi la dittatura di Ticket One, prenotai ed acquistai presso il mai dimenticato box office di Firenze il mio biglietto, per poi tornarmene a casa per le vacanze.
Sabato 16 luglio 1988, alle 24 presi da Paola, stazione di Paola, il mio bel treno notte per Milano Centrale.
Il treno notte era quel mezzo con i sedili degli scompartimenti in moquette, quando beccavi quella che era stata una prima classe, o in simil pelle colore marroncino quando proprio ti diceva sfiga. Dovendo viaggiare per una notte intera,l’aspirazione massima era quella di trovare uno scompartimento vuoto ed occuparlo per fumare, togliersi le scarpe, aprire il finestrino e sdaiarsi comodi occupando due sedili.
Il sogno però spesso si tramutava nel più classico degli incubi. Il treno arrivava dalla Sicilia e quasi sempre era pieno fino all’inverosimile.
Ci viaggiava gente di tutti i tipi ma soprattutto chi andava a lavorare lontano da casa con le palle girate e figurati che cazzo gliene fregava di te che partivi dalla Calabria per andare a vedere un cantante nero, basso e pure sessualmente ambiguo. Quando avevi il culo di trovare i corridoi vuoti e percorribili, ti mettevi alla ricerca di un posto provando ad ispezionare gli scompartimenti che trovavi con le porte rigorosamente chiuse.
Alla tua forza impegnata sulla porta scorrevole in un nanosecondo se ne opponeva una dall’interno di natura quasi sovrumana.
Dal piccolo spiraglio che “la cosa dall’interno” ti aveva concesso, riuscivi a scorgere più corpi sdraiati e venivi investito da puzza di piedi e sigarette. Una voce di sonno, con accento siculo e molto incazzata ti diceva : “Hoccupato”. La porta si richiudeva con violenza, semmai l’avessimo voluta considerare o definire aperta.
Di sicuro i viaggiatori non sarebbero scesi a Napoli, quindi, se non trovavi posto nei sedili dei corridoi ti armavi di foglio di giornale da mettere sul pavimento ti recavi nello spazio tra sportello e bagno. Accucciato, accendevi il walk man ripassando Prince e ti giravi una canna che tanto la nottata doveva passare.
In fin dei conti, anche se estremamente faticoso ed a tratti umiliante, era tutto molto Rock’n roll.
Del concerto non ricordo tutto ma benissimo alcune cose. La figa prima di tutto. Con Prince non è mai mancata, anzi è stata sempre una componente fondamentale, nella vita, nel live e nella musica.
Mi vengono in mente Sheila E e Wendy e Lisa, musiciste della band per citare solo le donne sul palco. Poi Jill Jones, quella del singolo iper Princiano “Mia Bocca”, Kim Basinger, Apolonnia, Madonna e chissà quante altre. C’è stato un periodo che tutto il pop risentiva l’influenza del suono di Prince.
Ma torniamo alla musica. Musica della madonna come canterà Jovanotti qualche anno dopo. Prince era un concentrato di potenza. Uno che di diritto deve essere considerato un grande della black music. Un artista totale e quindi anche controverso ma a suo agio tra Duke Ellington, James Brown ,Miles Davis, Stevie Wonder, Jimi Hendrix e Michael Jakson, per citarne alcuni. Ma da musicista vorace subiva influenze anche dal rock. Amava i Queen, Frank Zappa e i Led Zeppelin. “Around The worl in a Day” è un disco ispirato dalla psicadelia di Sgt. Peppers dei Beatles. Brani scritti per altri quali Manic Mondays per le bangles o Nothing Compares to you per Shinead O’Connor sono delle autentiche gemme pop.
Del concerto ricordo il palco circolare, il primo che vidi poi adottato anche da altri, delle auto colorate come scenografia, i tacchi di Prince ed un canestro. A volte il live virava verso il musical con la band sempre in primo piano, c’erano tutte le hits, Kiss compresa. Restai colpito dalle chitarre di The Cross e Purple Rain.
Finiva con la band sul cofano e il tetto della macchina che girava sul perimetro del palco. Tutto il Palatrussardi, oggi forum, a fare un coro su “Alphabet Street”. Anche il nome del palazzetto era tremendamente anni 90. Andai via con in testa il coretto che faceva Ye ye ye…. Alpahabet Street…negli occhi l’immagine di Prince senza maglietta che suona la chitarra e del tanga di Sheila E. Insieme a quello di Bruce Springesteen , per lui presi l’aereo però , il live più potente che abbia mai visto.
Rieccomi sul mio treno notte, da Milano per fortuna era vuoto. Mi sento ancora addosso la puzza di quello dell’andata…mi hanno rubato pure il walk man mentre sono andato in bagno….ma ne è valsa la pena. Arrivato a casa, senza neanche dormire e con la spocchia di chi sa di avere assistito ad una cosa figa indossai la T shirt del concerto e me ne andai al mare.
“ Chi è quello sulla maglietta? Prince?. No non mi piace, cioè kiss, si vabbè bel pezzo …però imita a Michael Jakson”.