Mole on Mixology

di 2bePOP - 3 maggio 2013

moleAvvertenza e premessa a questo breve articolo: prima di cominciare a leggerlo pigia il play sul nuovo mix che Mole ha registrato per Mixology. Leggendo e ascoltando capirai perché.

 

MOLE Xclusive mix by Mixology on Mixcloud

Il nostro paese amaro dovrebbe per un po’ scordarsi intere corporazioni professionali, mandare a casa almeno tre generazioni di politici e dedicare un anno sabatico alla valorizzazione, seria e opinata, della sua classe creativa. Più sale il disgusto per chi occupa poltrone che dovrebbe limitarsi a pulire e più ci si accorge che lo stivale, fuor di retorica, pullula di artisti capaci, creatori competenti e prodigiosi artigiani digitali che mettono cura e passione infinita in ciò che fanno.

È una riflessione che sorge spontanea ascoltando un’altra piccola gemma emersa di recente dal sottosuolo italico. Si chiama ‘Helix Nebula’ ed è l’ultima fatica di Andrea Riva, bellunese classe 1982 che con il nome Mole vanta trascorsi da MC in uno dei gruppi hip hop seminali nel nordest italiano, gli Atlantide 4et, collaborazioni in band (Moon Walktet, Maci’s Mobile) e un ottimo album d’esordio dal titolo ‘Nero Viaggiatore’. A coltivarne il talento è la sempre attenta ReddArmy, premiata ditta in forma di etichetta, capace di sfornare ottimi producer col pallino dell’originalità.

Il mondo sonoro di Mole è un laboratorio nel quale si maneggiano: vapori dub, genetiche funk, incursioni samba-jazz, tributi rivisitati e sospensioni elettroniche. Senza tema di smentita si può dire che per Mole l’essenza della musica è essere spinta oltre il confine in cui viene spesso definita, perennemente in viaggio verso territori suggestivamente vaghi, capaci di sorprendere anche le orecchie più allenate.

Coerentemente a questa attitudine ‘Helix Nebula’ è un piccolo gioiello di ambient astrale, un concept album curato da un sapiente artigiano cosmico, col piglio per gli esperimenti di sintesi tra generi, approcci produttivi e atmosfere differenti. Gli strumenti del mestiere sono arpeggiatori, bassi sintetici, percussioni, un Rhodes dal timbro inconfondibile, tastierine Casio per bambini…

‘Aquarius’ è un molle ibrido funk che profuma di Brasile e dopo un inciso elettrico diventa un dub lisergico. ‘3712’ manda in orbita il cervello su una vecchia navicella, residuo di qualche lontana galassia, destinata a precipitare in Africa per ritrovare lo spirito di Sun Ra “assieme alla marimba dell’Art Ensemble of Chicago”. ‘Afrobatik’ riparte da lì e spara un set ben assortito di percussioni negre verso un pianeta lontano anni luce, seguendo la rotta tracciata da Fela Kuti e Zawinul. La title track è una trasferta cosmica dall’alto potenziale cinematico, con i synth vintage, una spruzzata di scie elettriche, le casse che marciano in armonia e un tot di poetici riverberi. ‘Destination planet peaceful’ è l’atterraggio perfetto, garantito da un basso sintetico che gira in tondo e una batteria spezzettata, risequenziata, riverberata e diluita.

Piccolo particolare di non poca importanza: “Helix Nebula” è scaricabile gratuitamente da questo link:

http://tinyurl.com/molehelixnebula

Torniamo, in chiusura, al mix suddetto. Le sospensioni atmosferiche di Burial, il lirismo post tutto di James Blake, il vigore ritmico di Trentmoller su Aphex Twin, le gassose nuvole scolpite dagli Orb col maestro Lee Perry, il sole in loop di Caribou… sono tutti ingredienti segreti di una pozione magica. E la cosa portentosa è che ricomincia tutte le volte che rimetti il dito sul tastone verde.

Andrea Mi