Il secondo volume di Mixology
di 2bePOP - 5 giugno 2013
Il moto è circolare. Che si creda al karma, al vortice della passione o al vinile come disco volante e non come cimelio hipster, per noi, insomma, il viaggio continua. E se dico noi è perché c’è una famiglia allargata che ci lega ad una linea temporale che con il kronos ha a che fare solo per via della contemporaneità. La nostra scansione è un’altra: abbiamo una sveglia appesa al collo come Flavor e il buongusto per affermare che rifaremmo la figura dei tribali pur di ritrovarci qui assieme. Siamo dei creduloni? A dire il vero, magari, sospettiamo di grossi complotti politici internazionali, ma questa è un’altra storia. Ci siamo lasciati alle spalle il certificato elettorale e abbiamo deciso di cambiare il mondo in un’altra maniera.
Dj, produttori, promoters, illustratori, grafici, giornalisti, conduttori radiofonici, comunicatori, creativi, gente alla quale poi, magari, non concedono un muto, sì, ma il problem solving non è una cosa che si aggiunge sul curriculum per allungarlo: i nostri avrebbero già tanti capitoli tra l’altro. Ci muove un battito comune. Ci sono i bpm a darci il cardio-sincrono e a connetterci con il mondo.
Fratelli, come si dice nelle strade di Harlem, del Pigneto o di via Popilia; non a caso quando nasce un figlio a qualcuno di noi è un nipotino. Bravi ragazzi? Certo, e non nell’accezione cinematografica. Alimentiamo la strada e la strada ci alimenta ma è una street life che discende dai Crusaders e non da certi club o dalle madonnine. L’errore pare sia stato quello di immaginarci strade differenti e l’errore è spesso fonte di genialità.
Ogni giorno ci ripetiamo il solito mantra: “non siamo ancora fottuti, non siamo ancora fottuti”. Ci ritroviamo sotto i palchi, nelle chat, tra le colonne di giornali che compriamo solo noi e su link come questo o questi.
Fuori i nomi? Ne farò uno solo: Andrea Mi; tanto ci pensa lui ad accusare i compagni. Tranquilli: ha fatto un buon asilo e fa ancora scuola, tant’è che in questa sede stiamo celebrando le nuove avventure del suo primogenito, che non è più il suo figlio prediletto da poco più di un anno. Da quando è nato il piccolo Milo, il nostro Andrea, invece che frenarsi ha aumentato il voltaggio però. Difatti quella che era una trasmissione radiofonica, in onda su PopolareNetwork-Controradio, si è tramutata in un brand. Ok, negli anni ci aveva viziato, partendo dall’hip hop e dal funk per seguirne e spiegarne le evoluzioni, intervistando e facendo comporre mix esclusivi a gente come Don Letts, Cooly G, Africa Bambata, Lory D e una marea di altre onde anomale; spingendo, inoltre, nell’etere nomi nuovi del sottobosco e facendoli uscire dalla Rete per portarli a suonare nei club e nei festival. Il Mixology Showcase, papà Mi, lo ha portato al MIT, allo Streamfest di Lecce e all’Homework di Bologna. E il viaggio continua.
Il 2013 è l’anno della nuova odissea e di un ennesimo spazio. Prima esce Mixology 0001 e adesso ecco anche il secondo volume. Sono due compilation che regala dal suo sito (www.andreami.com) con dentro tutti artisti nuovi, in bilico tra la dance e l’elettronica di varia tipologia, alla faccia di chi crede che lo scouting lo facciano i talent show. Un altro mondo e un altro modo sono ancora possibili insomma.
Per orientarsi in questa giungla di vibre nascenti e nasciture basta seguire le tracce. Hit esclusive firmate da produttori appartenenti alla scena elettronica italiana, alcuni dei quali alle prese con collaborazioni internazionali. Emergenti, ma anche storici protagonisti della musica indipendente, come il chitarrista di Casino Royale, Michele ‘Pardo’ Pauli, che si nasconde dietro l’alias Backwords e il tastierista della stessa band, Patrick Benifei, con il suo Tapioca Battlefield. L’itinerario va ‘From Dub to Club… in the mix’, come recita il sottotitolo di Mixology. E questa pare essere la nostra era. Ci vediamo e ci sentiamo lungo l’aion…
Stefano Cuzzocrea