MIT 2013: nostalgia del futuro…
di 2bePOP - 1 luglio 2013
La nostalgia è un male? Dopo le teorizzazioni di Simon Reynlods una risposta certa non c’è. E sebbene si debba continuare a guardare avanti, andando incontro ad un futuro sempre prossimo, quella retromania della quale tanto si parla ha dei risvolti molto positivi. Adesso che mancano solo poche ore all’inizio di questa nuova(?) formula del Meet In Town si può addirittura fare del festival-rassegna, in piedi da 7 anni all’Auditorium Parco Della Musica di Roma , un caso esemplare. Che si tratti di un raccoglitore artistico di ultima generazione è indubbio. Rivoluzionario nel dialogo con le Istituzioni tanto da imporgli di confrontarsi sull’elettronica come linguaggio e non come genere musicale. Il resto è prassi burocratica e non, certo, ma anche sinergie instaurate con un’audacia manifesta già per genesi: MIT è una sigla che deterritorializzata, spogliata dal tricolore, richiama meeting tecnologici americani tanto in linea col futuro da aver forgiato le visioni del cambiamento care a Riccardo Luna e a chi come lui nutre speranze di rigenerazioni globali a suon di zeri e uni. Linguaggi si diceva. Linguaggi legati a modi di comunicare più in linea con i tempi.
Sono 7 anni che Snob Production porta avanti questo progetto, dissacrando, se ci si vuole scherzare su, l’austerità di uno spazio urbano delegato al manierismo per riportarlo in linea con le forme di una struttura concepita per essere appunto innovativa. Lo staff è salito su una concettuale Delorean ritornando al futuro tutto ciò su cui ha messo occhi, orecchie, tatto e almeno altri due sensi. Ed oggi è ritorna a bordo del veicolo per riportare al futuro l’intera rassegna-festival. Tutto era iniziato con appuntamenti a frequenza ritmica, eventi che riempivano spazi inutilizzati della struttura disegnata da Renzo Piano, almeno una volta al mese; piano piano l’affluenza e l’intensità degli sforzi hanno spinto la macchina ad allestire un’idea di show differente, una tre giorni annuale, diventata poi una due giorni, nella quale l’intero Auditorium era dedicato ad accogliere un cartellone denso di show, concerti, dj-set, produzioni originali, che hanno creato file interminabili e sorrisi pieni d’entusiasmo.
Oggi si torna, però, ancora al futuro: i live previsti mercoledì 3 luglio segnano una ripartenza che trasforma un’altra volta il progetto, riportandolo all’assetto originario di kermesse spalmata in dodici mesi e non più concentrata in poche ore. Un’idea che è già stata vincente, sostenuta e sostenibile, e che molti rimpiangevano infatti. Ben venga la nostalgia, dunque, in certi casi. E ben vengano anche l’intimità, la continuità, il distinguersi dalla dozzinalità di un concetto estivo di festival vacanziero e lavorare duro intorno ad un concetto che è fulcro intorno al quale far muovere una macchina progettata per viaggiare nel tempo fino ad acciuffare il futuro.
Back to the root. Si parte proprio così, congiungendo i rimpianti con i sogni, con i Fat Freddy’sDrop che hanno fatto innamorare lo staff in una vecchia edizione del Sonar e che sbarcano ora, per la prima volta, a Roma per presentare un nuovo album. Una linea sottile, quella della band, che non consente distinzioni tra soul, elettronica, e dub-reggae, tra l’essere mainstream in patria e l’appartenere all’underground per fini cultori fuori dalla Nuova Zelanda. Una linea sottile anche quella di MIT tra l’infatuazione nel passato e l’amore in linea con i progetti futuri. Non basta tutto questo per voler essere presenti a questo nuovo nastro di partenza? Snob Production e 2bePOP vi regalano due biglietti: basta raccappezzarsi un po’ e ricordare chi tra queste band non hai mai suonato nel festival-rassegna 1) Animal Collective; 2) Cocorosie; 3) Sbtrkt; e inviare un’email con la risposta all’indirizzo info@tobepop.net. Sulla Delorean c’è ancora posto in questo ritorno al futuro in cui c’è addirittura spazio per un pizzico di nostalgia positiva…