La musica spacca, Stefanù
di 2bePOP - 12 aprile 2016
di Luca “parè” Bussoletti
“Parè, mi sa che a sto giro spacchi”. Lo avevi detto tu, Stefanù, dopo aver ascoltato molto prima degli altri,“Pop Therapy”. E poi l’album è entrato in classifica e un anno dopo sono ancora in giro a suonarlo.
Ma anche la vita spacca, e questo mi piace di meno.
Perché, poco prima di salire su un palco a Pisa, mia moglie mi chiama in lacrime dicendomi che non ci sei più ed io ritorno in fretta a Roma pensando che solo tu te ne potevi andare a soundcheck fatto… perché amavi le cose fatte bene ed amavi ancor più la musica fatta bene.
Ora le tue idee brillano di più e tante persone stanno facendo in modo che restino a galla, nel cielo. Ma c’era davvero bisogno di arrivare fino a questo capitolo?
Non sarebbe stato meglio, per una volta sola, una storia sdolcinata e scontata, di quelle nazional popolari che tanto odiavi, in cui tutto fila liscio? Io in tour perenne e tu riconosciuto da tutti come grande penna del giornalismo italiano… felici e presenti.
E invece la tua assenza non solo non è svanita, ma si espande come una macchia di umidità dentro Corinna e quindi dentro di me, che vivo in simbiosi col “tuo” biondificio. Ci penso sempre sai? Ti penso sempre. Perché frequentavamo lo stesso ambiente, le stesse persone, e, quando mi accade qualcosa, so che sarebbe accaduta anche a te.
Come il concerto a Paola che dovevo fare giorni fa e che dovevo raccontare in questo spazio. E invece è andata come spesso è andata nelle nostre vite parallele, prima che tu ti sublimassi nei tuoi pregi. Hanno annullato tutto per litigi di pochi euro e sotterfugi da sottobosco musicale di vecchi manager. Hanno calpestato ancora una volta un fiore che tu annaffiavi in silenzio mentre gli altri fingevano di non vedere perché ti avrebbero voluto diverso.
Ma stai tranquillo, “parè”.
Quel fiore non è morto. La musica non è morta. Tu non sei morto.
E’ il miracolo dell’arte che ti fa prendere una macchina pochi giorni dopo questa delusione e guidare per 700 chilometri, fino a Verona, con una partenza fissata alle sei del mattino.
E’ il miracolo dell’arte che ti fa trovare un palco pazzesco all’Open Day di Santa Marta, ed una band, i “Bastard sons of Dionisio”, che non ti aspetti così umana.
Poi arriva il buio, quello bello però, e le luci si accendono. Tutte colorate. Tutte per le mie canzoni. Ed io mi trovo davanti a centinaia di ventenni che si accalcano su “come scemi”, e che ballano il valzer tra loro, coi lucciconi, durante “L’invenzione della nonna”.
Hanno i tuoi occhi, Stè. Hanno i nostri occhi.
Allora capisco e ti mando un bacio dal palco mettendo dentro a quel live tutta la mia anima.
Ti scocciava restare a casa a Paola? Volevi vedere Verona?
A me va bene, a me vai bene… Come ti dicevo sempre quando mi mandavi i tuoi articoli per UBIX dove potevi fare quello che volevi.
Ti voglio bene. Grazie per averne voluto a me.