L come limiti
di 2bePOP - 14 giugno 2013
Cosa cazzo vi tweettate tutto il giorno, chi cazzo vi credete di essere?
Briatore o il Papa, Michael Jackson redivivo o Paris Hilton nel momento dell’ora della riflessione filosofica?
Questa è la domanda che mi verrebbe spontanea se non avessi iniziato a darmi dei Limiti.
Non reggo più questo mondo. Forse non reggevo nemmeno gli altri di mondi, quelli che ho vissuto, e magari non reggerò quelli che vivrò. Il problema sarà mio.
Mio di me, me che non capisco a che minchia possa servire Waze, a me che è sempre interessato di più il percorso della meta, a me che sono stato serendipico ante-litteram, che mi è sempre sembrato tutto così banale e scontato che ho preferito allungarlo il viaggio, per assaporare ciò che se avessi voluto percorrere la via più breve, non sarei qui ai domiciliari a Ferrara, non avrei faccia tagliata e capelli bianchi, non rincorrerei ogni pallone di ogni partita che gioco da quando ho 6 anni come se fosse la finale dei Mondiali e non saprei scrivere altro che filippiche contro i malcostumi del mondo dimenticando che sono cancro, di segno e di fatto, della società, che prima di scagliare la prima pietra bisogna guardare la propria di gobba, e penso a mia madre e al suo ricordarmi imperituro che Jupiter imposit nobis duas peras, ma noi dobbiamo sforzarci di non vedere sempre e solo quella di colui che ci sta davanti.
Limiti e pazienza: il mio terapeuta, fin troppo un bell’uomo per potermi essere sembrato un vaticinatore attendibile, mi diede queste due parole, regalo bello e anticipatore, per iniziare la mia redenzione. Mai profeta fu tanto veritiero. Sono chiuso in 30 mq, fuori scorrono biciclette e vite felici, fanciulle in abiti estivi e gelati al limone e vecchi contenti, mentre io mi ripeto anche senza ascoltare Neffa che devo stare molto calmo, ma l’effetto spesso è quello paradosso, che più ripeti il mantra e meno calmo stai.
Apro il giornale e l’unica notizia che mi fa star bene è quella che riguarda il prossimo Ddl governativo sull’emergenza carcere e affini- liberazione anticipata, agevolazione ai detenuti- anche se essendo recidivo magari non mi va di culo come nel 2006, in cui mi toccò sventolare, dopo la bandiera dell’Italia Campione del Mondo sul balcone di casa, quella col basco del Che intorno all’effigie di Mastella che mi liberò.
Non so se è peggio Damien Hirst che è artista perché fa dei pois, o forse l’essere artista consiste nel chiamarli spot painting e trovare dei coglioni che li valutano milioni di dollari o i furbacchioni che li pagano quei soldi, o Vang Gogh suicida.
Per darmi una spiegazione alterno Yann Tiersen ad Alela Diane, Paola Dell’Erba la Milonguera al Wu Tang Clan, e in the meantime leggo molto, da Lou Marinoff a Gunther Grass e il suo Tamburo di Latta, passo per Dentro di Sandro Bonvissuto e sbircio Platone, ricomincio a studiare Diritto Pubblico, quintultimo esame della mia infinita carriera universitaria, salto di romanzo in saggio e di ricordo in sogno, e fino a lì tutto bene, covo le mie lettere come se fossero cuccioli dall’avvenire tempestoso ma di cui andrò orgoglioso, comunque vadano le cose, e per ottenere una risposta cerco la sentenza sull’I Ching.
Che ovviamente, come pensava Jung, comprova che le coincidenze non esistono, o meglio, esistono e non sono coincidenze. Il numero 18 mi è toccato, guarda un po’, e la sentenza dell’oracolo non ha bisogno di troppo elucubrate interpretazioni.
L’Emendamento delle Cose Guaste. Ha sublime riuscita, dice poco sibillino il responso, e facile interpretazione, aggiungo io.
“Propizio è attraversare la grande acqua. Ciò che ha condotto alla corruzione non è un destino ineluttabile, ma è l’abuso della libertà umana. Perciò il lavoro di miglioramento ha ottime prospettive, perché si trova in accordo con le possibilità del momento.”
‘Sti cazzo di cinesi, si capisce perché stanno conquistando il mondo. le sanno proprio tutte, e le hanno sempre sapute. Nei secoli sono passati dall’inventare al copiare. Perché hanno capito che chi inventa viene inevitabilmente plagiato e mangia le bucce, chi copia, se si sa vendere, conquista il pianeta e si ciba di diamanti. Mio nonno diceva che quando avrebbero imparato a legarsi le scarpe avrebbero vinto. Se potessi gli risponderei che le scarpe hanno iniziato a legarle anche a noi, semplicemente perché noi abbiamo disimparato.
Per fortuna, o purtroppo, la mia crisi mistica ancora si limita a farmi comunicare coi vivi, ammesso che tali si possano definire gli esseri umani attuali, tenuti in vita dai social network per essere poi tramortiti da rapporti sessuali che mai saranno amorevoli, infatuati degli smart phone con lo stesso trasporto che travolse i primi indiani a contatto con le truppe di Cortès che regalavano assai generosamente loro gli specchi.
Tutti corrono ma nessuno sa dove, in una ricerca compulsiva di emozioni adrenaliniche introdotte artificiosamente dall’esterno, siano esse generate da sostanze psicotrope, promozioni sul lavoro, slot machine o scommesse, mi piace su FB e cose così, seduti ai tavolini dei bar coi volti chini in basso e le mani in perenne movimento, con un auricolare nell’orecchio e l’altro non dico dove, a parlare da soli e a leggere gli altri, in un mondo di protagonisti senza più spettatori.
Ma forse il problema è solo mio, che ho dei Limiti.
Gianluca Vittorio