Go Dugong live al Macro (Roma) alla ricerca di Toni Manero

di 2bePOP - 5 dicembre 2014

godugongMa Toni Manero Baleari? In quel rituale febbrile del sabato sera continuano a crearsi fraintendimenti. Persi nel ghiaccio e limone, con l’ausilio di qualche cannuccia, è facile smarrire la club-culture e scambiare il gin con l’acqua tonica, la dance con il fitness, il palco con la realtà. Tipo: l’hip hop è roba da disco o no? Lasciando stare il twerking da cinquanta centesimi (da leggersi 50 Cent In The Club) e tornando finanche al 1979 (che anno!) pare di sì. Però, mentre Go Dugong, al Macro di Roma, pigia i tasti del suo live per cercare il futuro, qualcuno sta ancora cercando lo Studio 54, o peggio ancora Ibiza 1999,  nel fondo di un bicchiere.

“Facci ballare”, sussurra una ventenne Shirley Temple al nostro eroe, salendo coattivamente sul palco come una Giovanna d’alcol rivoluzionaria intenta nella liberazione del dancefloor. I genitori l’hanno educata maluccio. Ma se i più si stanno comunque divertendo, c’è bisogno di comprendere le minoranze. “Io sto facendo un live, non un djset”, si difende al microfono l’artista, col sorriso di chi, forse uno dei pochi, sa esattamente dove si trova e perché. “Dovresti strutturare due tipi di set: uno classico e uno più tarato per situazioni come questa”, gli ammonisce dolcemente un amico esperto del settore. Ma Go Dugong non ha dubbi: “A me di fare cose che non sono legate al mio modo di esprimermi non me ne frega un cazzo”. Si potrebbe concludere che vissero tutti felici e contenti, anche perché la consolle ricomincia col tunz tunz e chi è lì per ascoltare le direzioni possibili di quello che potemmo chiamare il futuro dell’hip hop è dunque libero di tornare a casa, soddisfatto, ben dopo le 2 di notte tra l’altro. Eppure c’è da dire altro.

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C’è da sottolineare come lo show sia un miscuglio di cose carioca, bum bap, africanismi e bass music inglese. C’è da anticipare che il nuovo album sarà una bomba. Ma per la deflagrazione ci vorrà del tempo: lo chiariscono a voce non sempre limpida le casse, spesso costrette a mandar fuori equalizzazioni ancora approssimative. Perché i musicisti da cameretta a volte non bastano e c’è necessità di uscire di casa e recarsi in studio. Cosa che il buon Go Dugong sta facendo a rilento, in scorribande fruttuose assieme a quelli di Fresh Yo. È tutto un work in progress talmente ruvido da allinearsi elettronicamente alla tradizione sgualcita del rock’roll puro. Levigherà anche il live, anzi il concerto: ricco di sali e scendi a livello di bpm quanto di spunti che rendono magica e tribale l’atmosfera. Al momento c’è bisogno di andare da Pinky, lì al bar, e prendere una bottiglietta di acqua liscia per mandare giù il tutto. Dà fastidio vedere qualcuno che potrebbe salvare l’evoluzione dell’hip hop nostrano e da cui, invece, si pretende che si trasformi in Coccoluto. Dà fastidio assai.

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Che poi Toni Manero Baleari dov’è? Si limitano tutti ad ondeggiare, senza alcuna mossa segreta o evoluzione aerea degna di strabiliare il sabato e far salire la febbre. Ghiaccio, limone, cannucce e quell’arroganza puerile giusta e sbagliata quanto m2o o mdma oppure semplicemente mhmh.  I tempi cambiano ma quelli che non sanno tenere il passo, paradossalmente, hanno 20 anni o poco più. Si prendessero i miei peli bianchi, almeno farebbero un figurone sotto i neon viola.

Stefano Cuzzocrea