An englishman in New york: Dj Nature

di 2bePOP - 15 maggio 2013

dj_natureIl fatto che un anno e quattro mesi fa abbia deciso di chiamare mio figlio Milo potrebbe sembrare una semplice coincidenza a chi conosce il nome con il quale il protagonista assoluto di questo articolo è stato registrato all’anagrafe di St Pauls, un piccolo quartiere alla periferia di Bristol, una cinquantina di anni addietro. Naturalmente non è così per quelli che credono alle sinergie astrali e agli allineamenti sonici.

Milo Johnson, probabilmente non lo sa ancora di avere un omonimo salentino-rumeno che ha già ascoltato un paio di volte ‘The Wild Bunch: Story of a Sound System’, la raccolta, curata dal primo, dei brani più significativi suonati dalla crew che lo vedeva assieme a Grant Marshall (aka Daddy G), Andrew Vowles (in arte Mushroom), Robert Del Naja (conosciuto come 3D) e Tricky da cui poi sarebbero nati i Massive Attack. Quando il secondo diventerà un po’ più grande e mi chiederà di spiegargli cosa sia il trip hop del quale parlano in una trasmissione “so ‘90s” gli spiegherò che quell’altro, prima di appellarsi Nature Boy ed entrare nell’olimpo dei grandi mixatori internazionali con il nome di Dj Nature, si faceva chiamare Dj Milo ed amava creare un suono specifico dalla fusione di punk, r&b e reggae, con una netta predilezione per i ritmi lenti e le atmosfere elettroniche ambientali.

Se non sarà già a verificare la veridicità dei miei ricordi su Wikipedia aggiungerò che nel 1987, chiusa quell’avventura collettiva che avrebbe cambiato i destini della musica contemporanea, Mr Johnson si sarebbe trasferito a New York per intercettare quel suono house di matrice classica che dominava l’underground della città. Nel giro ci sarebbe entrato subito con il moniker Natureboy inciso sui singoli per Black Label NYC e Tomato Records. L’EP ‘Ruff Disco’ e il doppio volume ‘Necessary Ruffness’ avrebbero ricevuto l’immediato supporto di Tony Humphries e della sua leggendaria stazione radio Kiss FM. Ma la consacrazione definitiva sarebbe arrivata con i remix per Carl Craig e l’uscita su Mo Wox di ‘Return Of The Original Artform’, un classico Disco Breaks imprescindibile se si vogliono capire le direzioni future di un suono con solide radici.

Ammesso che il mio Milo non si sia già addormentato sentirà che l’originale miscela di disco, soul, funk, hip hop e new wave del suo illustre omonimo avrebbe preso forma compiuta nelle storiche uscite per Golf Channel, tipo l’EP ‘Fwd ever’, amato e suonato da grandi nomi come Harvey, Eddie C, Cottam, Gilles Peterson. E che i successivi remix per etichette come Jazzy Sport, Delusions Of Grandeur e Groovement avrebbero consolidato ulteriormente la fama dell’inglese. A quel punto metterò sul piatto il singolo del 2010 ‘Win Lose And Dance/Destiny Reprise’ per ricordare al mio discendente che la migliore house music è stata sempre una questione di passione e slancio, qualcosa di mistico e trascendente.

Sentirò di aver fatto appieno il mio dovere di babbo accorto se assieme arriveremo all’ascolto del primo vero e proprio album, ‘Return Of The Savage’, uscito, puntuale e maturo, alla fine del 2012. Il piccolo Mi si godrà un trionfo di bassi cavernosi e voci calde, andature ipnotiche e rimandi ritmici all’Africa, melodie sorprendenti e registrazioni ambientali, che paga il dovuto tributo alla grande tradizione funk e soul. Giunti sino a lì sarà un gioco da ragazzi spiegargli che il suo nome, se pronunciato assieme al corto cognome, batte sul tre come l’afro, il dub e tutti i ritmi più illuminanti.

In chiusura della nostra sessione famigliare lo manderò tra le braccia della mamma con le note di Dj Nature al lavoro con il giapponese Kuniyuki per una serie di edit targati 2013 sul catalogo della Jazzy Sport. Il casino vero sarà spiegare al Milo di stanza a Firenze che è ancora troppo piccolo per venire, sabato 18 maggio, al club Q 21 di Milano dove i giovanotti di Disco_nnect in combutta con i ragazzacci di PTW, Solid Dance Uncompromised, Phonz says Black e Løvetempo hanno pensato bene di portare il distinto cinquantenne inglese a condividere la consolle con quel cosmico eclettico di Dj Hendrix, quell’elegantone di Granbobo e quel groovoso di Mark-Eno (e ci sono pure due biglietti omaggio ai primi che mandano una email a info@tobepop.net).

Il giorno dopo non sarò buono per correre appresso al biondino tra i viottoli del parco ma potrò raccontargli il set del mostro, traccia per traccia, e, se non chiamerà prima Telefono Azzurro, canticchiargli l’ultimo pezzo per farmi perdonare.

 Andrea Mi

  • maria donata

    Ciao Andrea, non ho certo la tua cultura musicale ma hai scritto e descritto in maniera così accattivante e coinvolgente questa carriera musicale che non posso fare a meno di cercare di approfondire. Comincio a credere nelle connessioni “soniche” come dici tu. Quanta passione e quanto amore! Per il tuo lavoro ma soprattutto per il biondino!