Diario di un Tano: lettere dal Sudamerica (# 9)
Caro Gilles Continua a leggere →
Che settimana. C’è voluto qualche giorno per metabolizzare il chiacchiericcio tellurico. Che sia hip hop o semplicemente rap è comunque un mondo a parte. Non importa che i dischi raggiungano il grande pubblico o restino relegati in scaffali stipati nell’underground: il morbo è lo stesso. Un virus strano. Tant’è che la notizia che Neffa torni a strizzare l’occhio al boombap genera accordi e disaccordi. E poi esce il nuovo singolo dei Colle Del Fomento e le polemiche vanno in altra direzione Continua a leggere →
Il cielo è viola come il mio umore, le stelle lontane come i miei giorni migliori, l’afa diurna si confonde con quella delle mie notti Continua a leggere →
Il tempo ora? Forse alla fine di questo viaggio scopriremo quanto vale, o meglio quanto valeva. Di sicuro quello intercorso tra il 2008 ed oggi è volato in fretta. È allora che si è iniziato a parlare dei Did Continua a leggere →
Ho abbandonato di corsa la casa di Floresta per trasferirmi in un quartiere più bello, movimentato, vivo e centrale. Si chiama Almagro, è una delle zone più tanghere della città e ci sono tanti bar e una terrazza da cui scrivo Continua a leggere →
Cosa cazzo vi tweettate tutto il giorno, chi cazzo vi credete di essere? Continua a leggere →
Che nervi. Se c’è qualcosa che riesce a frustrare chiunque ami la musica quella è il jazz. Il jazz frustra chiunque tranne chi lo suona. Chi lo suona si libera, anzi è libero. I jazzisti, quelli bravi e non in cartacarbone, hanno un arto in più: un braccio a forma di contrabbasso, una mano-sax, cose così. Talvolta hanno 88 dita delle mani Continua a leggere →
Ostinarsi ad uscire il sabato sera è po’ come essere Julian Ross, lo sai che uscendo dagli spogliatoi per entrare in campo ad aspettarti c’è la morte Continua a leggere →
Nothing is true; everything is permitted (Hassan I Sabbah) Continua a leggere →