Bowie: i segreti di The Next Day
di 2bePOP - 10 gennaio 2013
Non è un uomo. David Bowie è una sorta di alieno. Mentre tutti lo davano per moribondo è tornato in cattedra a dare lezioni di rock e di vita. Ed ora i segreti vengono a galla.
Ci ha tenuto a restare in silenzio. Sul suo nuovo album non è trapelato nulla fino al giorno del suo sessantaseiesimo compleanno. Se santo sei è il significato che dà a questa cifra il catechismo di matrice cattolica. Sarà, ma il nostro Luzzato Fegiz, dalle pagine del Corriere, si rifà ancora ai travestimenti e alle perversioni sessuali parlando della carriera di questo elegantissimo Duca Bianco. Ah, Mario con il Presidente del consiglio che abbiamo avuto, ancora ti fissi con corna e chiappe chiacchierate? In Inghilterra, invece, centrano in pieno il senso di questo nuovo singolo e Neil McCormick, dalle colonne del Daily Telegraph, presenta la berlinese Where Are We Now? come “forse il miglior ritorno nella storia del rock”. E poi dicono che noi italiani siamo esterofili.
Comunque, in proposito all’aggettivo berlinese c’è da rivelare qualche anticipazione in tinta. Già, perché la design company Barnbrook, che ha curato la parte grafica di quello che sarà il nuovo album di Bowie, è prodiga di dichiarazioni sulla copertina. “Volevamo che la cover fosse il più possibile minimale e così abbiamo ritenuto che la soluzione più elegante fosse di utilizzare quella di Heroes, semplicemente eliminando il titolo del vecchio album e ritagliando uno spazio bianco al centro”. Un centro perfetto, insomma, che ben si lega al discorso cantato da Bowie già nel singolo apripista.
The Next Day sarà dunque un album pieno di malinconia? Pare che il bianco e nero essenziali scelti per l’artwork non ne escludano la nostalgia, questo sì. Il senso concettuale sembra abbia evocazioni di numerosi riferimenti dotti, tra i quali spicca, particolarmente, il “Tomorrow, and tomorrow and tomorrow” poeticamente legato al Macbeth, ancorato all’inesorabile spinta verso il futuro e contro la stasi del potere. E non manca il rimando esistenziale ad Aspettando Godot, proprio all’attesa del giorno successivo e di quel che verrà poi.
Con Bowie, come sempre o quasi, c’è il suo produttore storico: Tony Visconti; lui sembra aver tenuto in cuffia per due anni l’album, a detta sua, continuamente ed ovunque. Ed ha anche qualche dichiarazione più sonora al riguardo: “Il singolo è una traccia molto riflessiva ma è forse l’unica canzone del disco nella quale David va così profondamente alla ricerca di sé stesso. Il resto dell’album è parecchio più rock”. Visconti, paradossalmente non ancora abituato al bizzarro e profondo mondo emotivo di Bowie, è rimasto alquanto stupito dalla scelta di far anticipare la relase proprio da questa canzone, a detta sua “bellissima, ma lenta”. E aggiunge: “Avrebbe potuto optare per qualcos’altro e lasciare tutti a bocca aperta con la sua energia; penso che la prossima cosa sua che ascolterete sarà radicalmente diversa”.
C’è da credergli? Che Bowie abbia ancora qualcosa da dire è fuori discussione e già ripartire da quella Berlino che lo ha guarito nella seconda metà dei 70, dando poi una vita sessuale persino ad una bubblegum band di ragazzini come i Depeche Mode, è sintomatico. Però il senso dell’album si spera comunque essere legato alla maturità, questo pare doveroso. Che poi Visconti sia sbigottito dall’energia ci sta, come ci sta il fatto che sia intenzionato ad incassare un po’ di soldini; del resto il suo puledro lo ha abituato a laute ricompense fin da Space Oddity, nel 69, prima collaborazione della lunghissima serie tra i due, interrotta 10 anni fa, prima del silenzio assoluto.
E gli affari sono affari. Tant’è che la Columbia ha lanciato il singolo a sorpresa in ben 119 paesi e sta già contando i soldoni, in barba alla crisi. Eppure a casa, in Uk, il singolo non andrà in classifica. La Official Charts Company ha deciso così. Perché? Il singolo viene regalato a coloro i quali pre-ordinano l’album, e così lo stesso rientra in una delle categorie di ineleggibilità, in quanto non è possibile conteggiare quali copie vengano regalate per promozione e quali invece regolarmente vendute.
Ma cosa cambia per Bowie? Lui è stato il numero uno anche in questi 10 anni di silenzio. Lester Bangs non sarebbe d’accordo e lo riempirebbe di offese ancora una volta. Però questa è ormai una storia vecchia. Ora è bene pensare al giorno che verrà, senza troppe nostalgie, almeno si spera…
Stefano Cuzzocrea
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