Argo : Shareef don’t like it.. ..star wars in the casbah

di 2bePOP - 18 dicembre 2012

Probabilmente Ben Affleck è l’unico dei giovani autori statunitensi che per alcuni versi più si avvicina a Clint Eastwood, uno dei pochi registi che meglio è riuscito a raccontare e ad esorcizzare, attraverso un cinema fruibile e classico, la storia le paranoie i pregi e i difetti  dell’America degli ultimi 50 anni.

Come i suoi due precedenti film, “Gone Baby Gone” e “The Town”, anche “Argo”, prodotto da George Clooney, è girato con stile asciutto e classico . Tuttavia, Ben Affleck questa volta porta l’asticella ben più in alto rifacendosi al rigore stilistico cinematografico degli anni 70. Non si accontenta più come agli esordi di due buoni soggetti tratti da romanzi, scrive e realizza un film muscolare e nel contempo  godibilissimo, affrontando il tema dell’ambigua politica estera americana precedente e successiva al 1979. Argo inizia come il più classico dei thriller bellici, prosegue smorzando la tensione e virando quasi verso la commedia. Si chiude in crescendo con il dramma politico d’azione. Tratto da una storia vera, narra di una complessa esfiltrazione ad opera della CIA di sei funzionari americani dall’Iran di Khomeini. Tony Mendez, agente CIA interpretato in maniera sobria e misurata da Affleck, è l’agente esperto che dovrà liberare i sei rifugiati presso l’ambasciata canadese con un particolare stratagemma : fingere che siano membri di una troupe di un film di fantascienza da girarsi proprio in Iran. Affinché tutto possa avere una benché minima possibilità di riuscita e soprattutto di credibilità, Mendez dovrà mettere in piedi una vera e propria macchina produttiva. Pertanto, con l’aiuto di un vero produttore e di un creatore di effetti speciali, acquisterà i diritti di una sceneggiatura, Argo appunto, e lancerà negli states freschi del successo planetario di “Star Wars” e di tutto ciò che ne conseguì, la campagna pubblicitaria del film che mai verrà girato.

Riservandovi il piacere di godervi appieno il seguito ed il finale che non sveleremo, Argo, nonostante alcune necessarie forzature e piccole concessioni ad un certa cinema mainstream,  è una piacevole sorpresa e di sicuro il miglior film del 2012.  Attraverso i costumi, le abitudini dei protagonisti, le canzoni dei Dire Straits, degli Aerosmith e dei Led Zeppelin, quest ‘ultimi suonati in vinile all’interno dell’ambasciata canadese un po’ in barba al famoso Sherif don’t like it di Rock in the casbah, sarete catapultati nei tardissimi anni 70. Alla leggerezza delle scene girate in una Hollywood dove “tutto è finzione” si contrappongono la tensione e la realtà drammatica di quelle che si volgono in territorio iraniano. In effetti il tema di Argo sembra essere proprio quello, il potere della finzione e della fantasia rispetto alla drammaticità della realtà. Lo spettacolo e la fantascienza che a volte possono salvare la vita, come nella memorabile sequenza in cui uno dei rifugiati elude il controllo in aeroporto di un miliziano iraniano ammaliandolo con le illustrazioni di uno story board del film che avrebbero dovuto girare.

Francesco Sapone