Always Never Again: sarà l’ultima stagione del cuore?
di 2bePOP - 3 ottobre 2013
E se davvero finisse tutto? Cioè, se dopo Always Never Again non restasse altro che qualche dj con un pc e un joystick con le manopole per mixare? Se rimanessero solo buoni musicisti ormai dediti più che altro alle cover band e alle bollette da pagare e da giocare? Se il picco più alto del rock’n’roll fosse un chitarrista per hobby che ha scelto di fare un altro lavoro e collezionare perizomi e contatti facebook di studentesse universitarie come Cristicchi? Se andasse così sarebbe tutto già scritto, compresa la parola fine.
Eppure le speranze restano. Dopotutto Cosenza è rimasta in piedi dopo altri scossoni. Dove ora ci sono fiaschi di Tavernello e un laptop pieno di mp3 c’erano concerti, Sud Ribelli, scintille. Per non parlare di quel rudere in contrada Caricchio che cadrà prima dei nostri sogni e dei nostri ricordi. Cosa dovrebbe importarcene se la saracinesca dovesse davvero abbassarsi su questa stagione che dura solo da più di 300 venerdì? Morto un Partyzan se ne fa un altro: le esequie ci sono già state pima ancora che Fabio Nirta e Robert Eno decidessero di vivere in comuni diversi le loro vite non comuni. Amen, allora. O, per i credenti, addio.
Mi piacerebbe avere qualche certezza ma, a quasi 40 anni e con il fardello che mi porto dietro, sono costretto a valutare anche ipotesi che non mi piacciono. Del resto c’è chi si sbronza ogni venerdì e chi inizia a bere già il lunedì mattina: alcuni di noi da quelle che altri chiamano feste non sono mai usciti. Beato chi ha un’esistenza che i più potrebbero definire normale forse: qualcuno ha scelto la televisione, il tostapane, l’apriscatole elettrico, qualcuno ha scelto la vita. Sarà per questo che se hai più di 35 anni l’unico rock’n’roll che ti è rimasto è su Virgin, mentre qualcuno te lo sta mettendo in culo. Chi ha detto che la nostra società non è ecosostenibile se la gente si ricicla in canovacci e passa dai live al Live? L’unico show al quale non mancherà sarà il tour negli stadi di Jova, oppure quello che l’amministrazione comunale gli passerà quando alla tv non ci saranno partite per qualche settimana, o a Capodanno. E allora ben venga questo finale pirotecnico.
Sono solo 16 occasioni per ribadire che un altro modo è possibile. Sono 16 volti di una provincia che non vuole morire sotto l’asfalto della A3. Altri cantieri insomma. Fucine che hanno restituito una piccola Berlino o una minuscola Londra ed anche una Milano da bile ad un pubblico protagonista al quale restano pochi anni ancora per scegliere da che parte stare. Qualcuno resterà nella sua Roma imperiale che Alarico ha stanziato a sud della Capitale, più di qualcuno partirà verso l’altrove a cercare mutande a un euro o a farsele lavare e stirare, altri conserveranno foto, pins, adesivi, mixtape, cd ed anche la candida. E poi ci saranno quelli pronti a tornare sul palco per concerti ai quali partecipano i vicini di casa, gli zii e i compagni di scuola, performance che hanno il profumo delle feste di compleanno ma nelle quali non si rischiano torte in faccia.
Mi si scusi la franchezza ma sono ponto anche al peggio. Le sorprese, però, sono gradite. Alla fine Always Never Again è stato forte proprio per questo. Abbiamo scoperto gruppi nati in posti più nascosti ancora, grupponi a volte. Ci siamo sentiti al centro del Mediterraneo senza alcuna concessione governativa. Leggevamo il calendario degli eventi su giornali e siti pubblicati e compilati altrove, senza l’obbligo del campanilismo insomma. E poi il fenomeno del saper prendere questa fortuna: quel Get Lucky che ha fatto il giro del mondo, impennando senza casco. Giusto ieri ne parlavano Blatta e Inesha su DeeJayTv, ma ne avevano amplificato l’eco tutti, dal Il sole 24 ore fino a New York; talmente nel futuro da diventare esempio di premedialità, tanto nel passato da essere pronti a trasformare già questi anni in ricordi. Resta un presente che si fa in 4 al quadrato, in 16: tanti sono i concerti pima della sigla di coda.
Se questo presente ricco di speranze nasce dalle battaglie vinte da Pete Cafarella, conserva un seme italiano che amava recitare anche “the children/the future”. Non resta che guardarsi allo specchio e capire come ci stanno addosso i panni che vestiamo. Poi ogni stop è solo un altro start, il tempo non si ferma e le prime date sono già fissate:
OTTOBRE
4 – Flowers Or Razorwire (ITA, Snowy Peach)
11 – Echopark (UK/ITA, WWNBB)
18 – His Clancyness (CAN/ITA, Fat Cat)
25 – Dracula Lewis (ITA, Souterrain Transmissions/Hundebiss)
NOVEMBRE
1 – GIVDA (ITA)
8 – Soviet Soviet (ITA, Felte)
15 – The Underground Youth (UK, Fuzz Club)
22 – Did (ITA, Foolica)
29 – Spectral Park (UK, Mexican Summer)
& more TBA…