Ad occhi chiusi, passione itinerante
di 2bePOP - 20 aprile 2016
di Chiara Santoni
L’appuntamento è di fronte al bar che ci hanno indicato in zona piazzale flaminio. “Assolutamente puntuali!”, di più non è stato detto. Quel che segue, è una delle esperienze teatrali più interessanti e stimolanti che si può avere la fortuna di trovare nella capitale ancora per pochi giorni.
Tratto dall’omonimo romanzo di Gianrico Carofiglio, “Ad occhi chiusi”, è uno spettacolo ideato e diretto da Carlo Fineschi che, in un plausibile e assolutamente ben riuscito tentativo di proiettare la scena, fuori dalle quattro mura dei polverosi teatri contemporanei, innova e contestualizza la pièce prodotta da “L’Albatro” in cooproduzione con il MAXXI, letteralmente abbattendo tutti i muri che esistono tra palco e spettatore.
Se già in epoca elisabettiana, infatti, il pubblico partecipava attivamente con commenti ed esortazioni, con questo allestimento, il fruitore diventa parte viva ed essenziale della rappresentazione stessa, anzi delle rappresentazioni.
I componenti della “platea”, infatti, sono divisi in tre gruppi, ognuno con un proprio punto di incontro comunicato via sms almeno un giorno prima della replica.
Ad aspettarli, al loro arrivo, un referente ed un cartellino di uno specifico colore, per individuare in ogni momento delle quasi tre ore di spettacolo, il proprio gruppo e il personaggio principale di cui seguiranno vicende e punti di vista.
Caricati quindi in macchina, in assoluto silenzio dagli stessi attori, trasportati, da prima, in un appartamento di un condominio signorile, poi, in un dismesso asilo di suore, i cui diversi piani e numerosi interni diventeranno via via gli ambienti necessari alla narrazione, gli spettatori, si muovono con gli attori e tra gli attori, godendo di una visuale privilegiata, seppur parziale, della relazione tra il figlio di un noto magistrato e l’ex compagna che vive in una comunità gestita da una particolarissima suora.
Scenografie essenziali ma non per questo meno efficaci, luci e suoni predisposti accuratamente in ogni ambiente, personaggi dalla recitazione non sempre impeccabile ma che prendendo spunto dalla nostrana commedia dell’arte, regalano al canovaccio delle loro interpretazioni, un’indiscutibile autenticità e naturalezza.
Uno spettacolo itinerante che, in definitiva, non potrà di certo lasciarvi indifferenti.
Senza nulla voler aggiungere sulla trama e sul nutrito cast, quello che apparentemente potrebbe sembrare una semplice trovata commerciale, o una nuova moda che serpeggia tra le produzioni teatrali, grazie soprattutto alla scelta del testo, oltre che un interessante spunto di denuncia sociale, è un tentativo davvero ben riuscito di sperimentazione teatrale.
Durante tutto il corso della rappresentazione, infatti, ciascuno spettatore potrà farsi un’idea solo parziale della storia, fino a quando, i tre punti di vista, così come i tre gruppi, si incontreranno in un’aula di tribunale, senza che, tuttavia, il patos, il dubbio e l’incertezza, possano in qualsiasi modo scemare neanche all’esito dell’intera vicenda.
Lungi dal voler introdurre pirandelliane considerazioni sull’esistenza di una verità oggettiva della realtà, quello che colpisce di questo spettacolo è, senz’altro, l’immedesimazione psicologica creata e nutrita proprio da questa viva e totale partecipazione al racconto.
I saliscendi per le scale, le attese nei diversi ambienti e gli stralci di conversazioni cui assistono i partecipanti, non sono mere trovate fini a se stesse ma strumento con cui consentire una totale immedesimazione col testo e una sorprendente nuova dimensione di narrazione teatrale che attinge a piene mani a realtà e finzione dai toni quasi cinematografici.
Insomma, un’esperienza irrinunciabile. Per ora avete tempo fino al 20 aprile, poi è prevista una lunga pausa, in attesa che si realizzi la prossima imperdibile produzione.
Per info e contatti: ADOCCHICHIUSIEVENTO@GMAIL.COM
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