Zizu, madre natura e l’ultimo pizzico di rock’n'roll

di 2bePOP - 26 febbraio 2013

madre naturaUna giornata di merda. Il balcone è ancora chiuso, del resto il mondo è più infame del solito in questo periodo. Mille cose da fare e nessuna voglia di farle.

Perché iniziare? Perché avere tanta fretta di buttarsi nel loop se non per consuetudine? Sta andando tutto a rotoli, i giornali sono in dissesto, o addirittura in vendita, l’alternativa è farsi sfruttare più del solito, o almeno più degli anni scorsi.

Nessuna speranza, nessun futuro.

Poi squilla il telefono. È un sms: “È nato Giuseppe, per gli amici Zizu”.

E se sua madre gli ha dato subito un soprannome non c’è dubbio: il pargolo è uno della comitiva, è uno di noi. Ma non è per questo innato o nascituro vincolo di appartenenza che l’andamento la mattinata assume altre tinte e si intona con un sorriso a 32 denti: fuori c’è il sole. Aperte le imposte, difatti, si scopre una primavera anticipata. È arrivato un barlume di bella stagione a cullare le nostre speranze appena nate.

Sarà che a questo punto il dolore, la sofferenza sembra servire a qualcosa. Un po’ come il rigore invernale che finisce per dare più forza alle piante prima che germoglino. Un po’ come se questo gelo dei sogni non fosse altro che un’ibernazione, quasi, necessaria a mantenerli intatti. Quasi che davvero senza l’infelicità non si potesse percepire, poi, un attimo di momentanea felicità. Un po’ come se il travaglio di questa neo-mamma avesse partorito un attimo di momentanea felicità collettiva. Anzi più di un attimo.

Che coraggio ci vuole. E non un coraggio femminile atavico, no: una temerarietà che va ben oltre i processi e i cicli naturali e si infrange oltre il giaccio nel quale è congelato questo tempo tanto triste, nel quale sono ibernati i nostri sogni, nel quale l’unica speranza è un altro bimbo capace di pisciare su sti iceberg fino a scioglierli. The children, the future, intonava una delle nostre band preferite, nel 97. Ma davvero c’è gente così incosciente da fare un figlio al giorno d’oggi? Ebbene sì, c’è ancora spazio per l’amore. Poi chissà…

Già perché sua madre, la madre di Zizu, lavora come avvocato per pagarsi l’affitto, non l’affitto e le bollette: solo l’affitto. Suo marito si spacca il culo per il doppio dei soldi, lui non ha una laurea e dunque è quasi salvo. Nessuno dei due ha le garanzie sindacali che sarebbero consone al periodo: permessi per maternità/paternità e cose così; anzi si sono sposati, almeno così possono ricevere gli assegni familiari: alle coppie di fatto, con l’incubo dei ricchioni e delle lesbiche che gli si muovono dietro, tutto questo è precluso, a meno che uno dei due coniugi non sia un parlamentare. (Agli omosessuali invece è negato pure il poter essere genitori, o almeno dei genitori omosessuali, nel senso che possono comunque fingersi eterosessuali, procreare e poi andare a trans come i politici, questo sì) Insomma ci vuole coraggio a fare un figlio in questo mondo.

La stessa sera accompagno un amico a mettere i dischi. Fa il dj da una vita ed è papà da poco più di un anno. Vive in Danimarca adesso: la sua compagna lavora lì e hanno diritto anche al nido statale da quelle parti. Qui, se uno dei rapper della scuderia della quale è a capo non vincesse due Sanremo di fila, e il disagio dei giovani genitori non finisse su Tv Sorrisi e Canzoni, sarebbero soli, senza nido e con le stesse speranze della nostra generazione: nessuna.

Due giorni dopo, un’altra neo-mamma me lo conferma. Suo figlio è prossimo ai due anni e lei lavora in ambito universitario. No, suo padre non è un notabile e lei, quindi, non è una professoressa: le spettano giusto dei contratti a progetto; dunque l’ambiente lavorativo nel quale tenta di galleggiare è talmente competitivo da essere spietato: se non si impegnasse al massimo, rischiando di trascurare la propria famiglia, rischierebbe di restare col culo per terra. Ovviamente non lesina energie per la casa e per quel tondo bebè, ma la vita privata ne risente: non vede nessuno, non esce, non ha tempo per la musica e per i concerti, gli amici sembra si siano dileguati. Del resto gli adulti sono una minaccia: fino a quando si resta ragazzi questa merda di mondo sembra sopportabile, contestabile, lontano; poi tutto cambia.

E se davvero una mamma potesse essere coscienziosa e rock’n’roll contemporaneamente? Se davvero noi giovani avessimo il diritto ad essere giovani e genitori? Se davvero ci fosse la forza di restare se stessi dopo un parto? Se davvero potessimo restare comunque giovani? Se davvero esistessimo, noi giovani?

E invece siamo solo argomenti da trattare su giornali fatti da adulti e dai loro vecchi figli.Siamo carne da sondaggio elettorale e da dati istat, tutto qui.Ma tranquilli: lo resteremo ancora per poco.Non ci hanno dato molto oltre ai nostri 40 anni in arrivo.Poi non saremo neanche più giovani.Poi non saremo più niente…