The Hateful Eight, La Cosa Gialla di Quentin
di Francesco Sapone - 20 febbraio 2016
The Hateful Eight , La Cosa Gialla di Quentin Tarantino.
The Hateful Eight è probabilmente l’unico film di Quentin Tarantino che ha ricevuto critiche negative e che ha deluso soprattutto molti fans dello zoccolo duro.
Uscito in Italia da circa due settimane, pur assestandosi tra i primi cinque film più visti non è un campione d’incassi. A dire il vero, situazione non inedita per la storia cinematografica di Quentin Tarantino. Stesso discorso vale per i botteghini americani dove pur avendo abbondantemente “coperto le spese” è ancora al di sotto dei suoi predecessori.
Il film è stato vittima di una violenta e massiccia “piratata” che lo ha diffuso in rete molto prima dell’uscita ufficiale, e non sono mancate le polemiche con il sindacato di polizia americana che lo ha boicottato ritenendo Tarantino reo di avere marciato a sostegno delle minoranze nere vittime della stessa polizia. Anche l’Academy non è impazzita per The Hateful Eight riservandogli tre nominations, migliore attrice non protagonista, colonna sonora e fotografia.
Probabilmente “Inglorious Basterds” e “ Django” avevano fatto presagire ad un altro film, magari con molta azione e quindi ad un western tradizionale , appassionante e spettacolare attesa anche la scelta di girare in Panavision e 70 mm. Del western invece non ha nulla. Non ci sono eroi o eroine per cui tifare ma un gruppo di otto personaggi piùttosto antipatici in un interno.
C’è quindi chi lo definisce un capolavoro e chi lo ritiene un film autoreferenziale, brutto e noioso con Quentin Tarantino a corto di idee che, autocitandosi, si produce in un inutile e presuntuoso esercizio di stile.
E’innegabile che The Hateful Eight sia un film molto lungo e verboso. Come tutti gli altri lavori di Tarantino si caratterizza essenzialmente per i dialoghi. E’ strutturato come una pièce teatrale e ricorda Le Iene.
La narrazione è suddivisa in capitoli e con i tempi della storia a volte invertiti, metodo già visto in Pulp Fiction e non solo. E’ altrettanto vero che resta alto il rischio di annoiarsi almeno per la prima parte, perché si impone la massima attenzione ad ogni battuta pronunciata dai personaggi, ma ciò non può inficiare il giudizio su un ‘opera che rende Tarantino, già abile e manicale frullatore di cinema, maturo anche nella stesura della sceneggiatura.
The Hateful Eight non ha il tiro “pop” e il ritmo di Django ma la struttura di un horror che somiglia consapevolmente a “ La Cosa” di Carpenter (a sua volta un remake) e a gialli di Agata Christie più che ad un western. E’ il terzo film della trilogia “politica” composta dai Basterds e proprio da Django. Opere che pur stilisticamente Tarantiniane e dietro una trama esile affrontano tematiche importanti come quelle della identità dei popoli, del razzismo e della giustizia a cui abilmente il regista oppone e ribadisce la centralità e l’importanza della cultura, della tolleranza e dell’immortalità dell’arte, non solo cinematografica.
Da cinefilo e cineasta maniacale probabilmente ha scelto la messa in scena del Western per cancellare definitivamente l’idea del cinema di frontiera iniziata con “ Nascita di una Nazione”, già coglionato in Django nella scena del Klu Klux Klan , e poi sviluppata con il “ fascismo” degli eroi bianchi alla John Wayne.
The Hateful Eight racconta delle diversità e delle contraddizioni tra le genti che forzatamente hanno unito ed uniscono gli Stati Uniti. Neri, razzisti, messicani, cowboy, assassini, bugiardi, tutti in una stanza impegnati a spiegare attraverso lettere, documenti e referenze chi sono e da dove vengono prima dell’inevitabile bagno di sangue. Il Tarantino migliore di sempre, che è diventando grande e non immagina più cinema ascoltando un disco ma che lo scrive e lo crea frullando e comprimendo tutto il suo immenso background. Per goderne appieno dovreste recarvi in una sala al primo spettacolo, con la mente libera e disponibili a farvi trasportare da attori giganteschi in un film che cresce lentamente insieme alla tensione che anticipa la scoperta del mistero legato all’unica donna del cast, sempre con la faccia tumefatta a metà tra la Carrie di De Palma e la Regan de L ‘Esorcista.
Certo, dopo tutta questa carne al fuoco adesso resta difficile immaginare quale sarà il prossimo passo del nostro Quentin, salgono le quotazioni per l’ horror ma si spera sempre nell’annunciato remake de “ L’allenatore nel Pallone”, quello sicuramente concilierebbe tutti.