Kiave – StereoTelling: considerazioni al rum tra amici sul Rap, l’amore, i cappelli e la crescita in una fredda serata cosentina post natalizia
di Francesco Sapone - 16 febbraio 2016
© Tommaso Gesuato / Macro Beats
“Non parlo solo d’amore verso la persona con cui si condivide un rapporto, ma anche di amore verso ciò che ci circonda, verso la natura, i propri valori. Chi non è mai riuscito ad amare, è riuscito a convincerci che l’amore sia per persone deboli, quando secondo me non c’è niente di più forte che lasciarsi andare ad amare”
Quando mi hanno chiesto di scrivere di “StereoTelling”, il quarto disco del rapper cosentino Kiave, non ho esitato neanche un attimo. La conversazione con lui è sempre piacevole e di alto livello e i nostri solidi e antichi rapporti personali ci hanno consentito di andare oltre disco, affrontando argomentazioni che spaziano dalla sua idea di hip hop all’amore e ad altre grandi tematiche, che vi riporto sempre senza filtri e compromessi ed in pieno stile 2bePOP.
Preannunciandogli telefonicamente il nostro incontro, gli ho ricordato che non sarei stato capace di scrivere una cosa tecnica essendo pur sempre un vecchio trombone rimasto legato al rap degli anni 90. Nas, gli House of pain i Cipress Hill sono ancora parte integrante dei miei ascolti e per quanto riguarda l’Italia il monumentale SXM resta il disco di riferimento. Però, quasi a compensare, gli ho anche detto che lui e Ghemon sono gli unici rapper italiani di cui ho tutta la discografia e, aldilà della nostra amicizia, non è sicuramente un caso. Anche lo stile, un po’ come la classe, non è acqua.
Conosco Kiave da quando era un ragazzino che se ne andava in giro con i suoi demo, ho sempre pensato che fosse un predestinato. Passione, tecnica e l’integralismo di chi pensa che il rap sia una missione. Queste caratteristiche le ha sempre avute, poi aggiungendo le liriche sopraffine e conscius della crescita, i modi eleganti, un background culturale di tutto rispetto e il continuo impegno sociale.. beh…coglierete anche il senso, non soltanto estetico, della coppola preferita al new era e di pezzi come Hardcore Gentleman o MK Ultra, brano manifesto che apre Stereotelling.
Nel video del primo singolo uscito, Lasciami sbagliare, appari senza coppola e “ingiacchettato”, pur parlando di immagine mi sembra però si voglia dare un segnale di crescita e maturità artistica, ascoltando il disco colgo subito anche una maggiore voglia di spingersi oltre espressa con grande libertà. StereoTelling pure affrontando tematiche che da sempre ti caratterizzano quali il razzismo, la difesa dei deboli e del diverso, l’amore e la crescita individuale , sembra riuscire a dosare benissimo musicalmente gli episodi più hard core o sperimentali con quelli pop o tendenti al reggae che personalmente adoro.
KIAVE: Innanzitutto grazie per l’ottima fotografia introduttiva a me e alla mia musica, mi fa davvero piacere. La tenuta più elegante, anche se elegante è una parola grossa, sta ad indicare proprio la ricerca di originalità che mi ha sempre insegnato l’Hip Hop, da una parte, dall’altra l’accettare di non avere più 25 anni. La coppola è sempre li, quando smetterà di essere di moda, quindi a breve, tornerà a coronare i miei pensieri. E’ come hai detto tu, io non ho indossato il new era come tutti, perchè ho sempre cercato una personalità mia, sia nel vestire che nella scrittura, quando ancora le due cose non si intrecciavano cosi freneticamente. Ricordo che i primi tempi che facevo Rap, ero estremamente influenzato da DJ Lugi, dal suo stile, dal suo suono, e ho impegnato un sacco di energie per staccarmi da questo, mi impegnavo e studiavo qualcosa che fosse solo mio, lo ammetto, a volte ho esagerato sfociando in qualcosa di forzato, ma alla base c’era comunque una ricerca stilistica, cosa che ahimè, col tempo è andata sempre più affiovelondosi. Sono contento piaccia un pezzo “sofferto” come “Rum e sigarette”, perchè la genesi della sua realizzazione è stata travagliata e particolare, ma poi con Macro (Macro Marco, ndr) siamo riusciti a fare qualcosa di solitamente solido, inutile dirti quanto sono contento di avere Macro nel team di produzione, che al di la dell’amicizia ritengo uno dei migliori di sempre.
E’ innegabile che molte delle recenti pop star italiane siano state prodotte e generate dal Rap, che ormai si confrontano con un mercato sicuramente diverso dal vostro per altro con esiti e risultati che in alcuni casi sono chiari e in altri molto meno; che ritengo il lavoro di Macro Beats, così come di unlimited struggle, di fondamentale importanza e sicuramente gigantesco trattandosi pur sempre di realtà indipendenti ; posto anche che i mondi del mainstream e dell’underground riescono oggi tranquillamente a convivere e a coesistere, considerata la difficoltà del mercato musicale italiano, secondo te quale sarà il prossimo giro, cosa prevedi dopo questa notevole sovraesposizione del rap?
KIAVE: Prevedo un naturale calo dei numeri, fisiologico, come è giusto che sia, ma a differenza della precedente glaciazione (anni 2001/2003) che ricordo bene, perchè c’ero, sono sicuro che l’underground rimarrà stabile, si muoverà in un sottosuolo diverso, fatto di linee wi fi e smartphone, ma sicuramente sopravvivrà anche grazie al quantitativo gigantesco di dischi usciti negli utimi anni. Ci sono tante nuove leve che stanno cercando un suono con criterio e cultura, e questo è molto importante secondo me. Non sono per la chiusura, anche in questo disco ho cercato di spingermi più in la possibile con suoni nuovi e nuove atmosfere, e penso che sia tempo di creare una nuova golden age, vedremo cosa succederà..
Anche in “StereoTelling” sono molto forti e presenti i concetti di appartenenza e di identità, non soltanto in riferimento alla tua terra e alla tua città. È molto la tematica legata all’amore, sia come concetto universale che come passione temporanea, tuttavia, mi sembra anche che tu voglia ribadire l’importanza dei rapporti sentimentali stabili, ma sempre con grande rispetto della figure femminili…. una rarità di questi tempi…
KIAVE: Be di sti tempi se ne sentono cazzate in giro, maggiormente su questo argomento. So di essere un rapper anomalo sotto alcuni punti di vista, non essendo io ne omofobo ne sessista, ma per fortuna non sono l’unico. Però anche qui, come può essere l’Hip Hop una cultura discriminante nel 2016, accusano me di essere anacronistico, ma non trovo nulla di più retrò di questo al giorno d’oggi.. Più che dei rapporti sentimentali stabili, punto all’importanza dell’amore, che ultimamente viene visto un po’ come un tabù, quasi una cosa per sfigati, e mi sembra davvero una cazzata. Non parlo solo d’amore verso la persona con cui si condivide un rapporto, ma anche di amore verso ciò che ci circonda, verso la natura, i propri valori. Chi non è mai riuscito ad amare, è riuscito a convincerci che l’amore sia per persone deboli, quando non c’è niente di più forte che lasciarsi andare ad amare, sempre secondo me.