Parkwave – Better Than This: intervista e video in esclusiva
di 2bePOP - 5 febbraio 2016
Foto/ crediti: Michele Catanzariti‘Better Than This’ è l’album di debutto della band cosentina Parkwave. Il disco verrà alla luce il prossimo 25 febbraio per Bizarre Love Triangles (Casa del Mirto, Populous, Go Dugong), management guidato dal dj e produttore Fabio Nirta (Partyzan, Hello Again) e l’etichetta statunitense Friends Records (Future Island, Natural Velvet).
I Parkwave nascono nel 2013 da quattro ragazzi provenienti da altre esperienze musicali. Nel dicembre dello stesso anno viene pubblicato il singolo ‘Wave’ incluso successivamente nella colonna sonora del film indipendente britannico ‘The Antwerp Dolls’ di Jake L. Reid presentato in anteprima mondiale al Garden State Film Festival di Atlantic City (USA) nel marzo 2015. La band viene notata sin da subito da siti stranieri come Impose Magazine (USA), Live4Ever (UK) e Deadly Music (IRL).
Nel 2014 viene pubblicato in free download il singolo ‘Inside’, registrato alle Dissonanze Studios di Lamezia da Fabio Abate e Danilo Gentili (The Box Studio), che garantisce ai quattro la partecipazione al Festival delle Radio Universitarie a Novara. Con l’uscita del promo ‘Blow in/out’ registrato al Picicca Studio da Vladimir Costabile e la partecipazione all’Arezzo Wave Festival e al Disorder Festival (Eboli) i Parkwave chiudono un 2014 ricco di soddisfazioni.
Il 2015 viene dedicato per lo più all’attività live e alla scrittura e registrazione del primo disco della band. ‘Better Than This’ è stato registrato tra l’inverno e la primavera dello scorso anno al The Box Studio di Rende (CS) da Danilo Gentili e Fabio Abate (già al lavoro con Monotype, La Fine, Black Flowers Cafe) e allo Studio Waves di Pesaro da Paolo Rossi (Soviet Soviet, Be Forest, Brothers In Law) il quale si è occupato anche del missaggio e della masterizzazione del disco.
L’album di debutto dei Parkwave sarà disponibile nelle piattaforme digitali, in formato cassetta e in formato cd con una particolare special edition.
Abbiamo incontrato i ragazzi in un pomeriggio di gennaio molto poco invernale al Cafe Librarie di Cosenza, mentre ci scambiamo i convenevoli salta fuori una videocamera, chiediamo di registrare qualcosa. Il risultato è questo video che ci porta indietro al tempo del vhs, una versione di ‘Frames’ per To Be Pop. Il singolo estratto da ‘Better Than This’ è uscito in première su Impose Magazine (USA).
Partiamo da una domanda molto banale: come vi sentite?
(Mattia) Beh carichi! Diciamo che abbiamo lavorato sul disco per più di un anno tra registrazioni, post-produzione, artwork e via dicendo. Ora finalmente possiamo farlo ascoltare alle persone che è la cosa più importante e siamo davvero contenti.
Com’è nata l’idea di questo disco?
(Ilario) Avevamo già un po’ di canzoni da parte, qualcuna faceva già parte dei nostri live ma bisognava ancora lavorarci su. Dopo l’estate del 2014, che per noi è stato davvero un anno pieno, dovevamo in qualche maniera rimetterci in moto dal punto di vista creativo. Pensa che i quattro brani del nostro promo Blow in/out sono nati in due, tre giorni. Abbiamo ragionato parecchio su quello che volevamo, abbiamo cercato di centrare un sound che ci permetteva di migliorarci nel tempo senza snaturare quello che ci viene meglio.
Immagino che sia stato un processo lungo…
(Raffo) In parte si, d’altro canto mentre cercavamo di capire che strada prendere sono sbucate fuori canzoni come Willy On The Floor o Lady Grey che non appartengono al nostro background. Conta, poi, che Lady Grey l’abbiamo scritta veramente all’ultimo momento, una cosa del tipo “stasera la proviamo e domani mattina la registriamo”. Altri brani come Punch invece hanno subito tante variazioni perché non ci soddisfacevano al momento.
Quindi possiamo dire che questo disco da un lato riprende il discorso del vostro promo e del singolo, dall’altro invece vi apre delle nuove strade…
(Ilario) Si, è un po’ quello che dovrebbe fare ogni disco. Soprattutto un disco d’esordio…
Che influenze ci sono in ‘Better Than This’ dal punto di vista musicale?
(Mattia) Sicuramente c’è molto indie britannico degli anni ’00, che è poi la passione comune che ci ha spinto a suonare assieme. Ci sono chitarre affilate alla Arctic Monkeys, qualche momento più rock, le ballate in stile Bloc Party. Per sempio Willy On The Floor è un brano poco ‘Parkwave’, un esperimento in un certo senso che è venuto fuori dall’ascolto dei Phoenix. Abbiamo cercato di mescolare questi elementi con una melodia che spesso nel genere non spicca, siam pur sempre italiani!
E dal punto di vista testuale invece, cosa c’è in ‘Better Than This’?
(Fernando) Mah, la prima idea era di mettere in copertina un impiegato in giacca e cravatta con una ventiquattr’ore, questo per farti capire che questo disco parla del quotidiano, delle piccole morti e resurrezioni alle quali andiamo incontro ogni giorno. La cosa che ci interessava però era di creare un contrasto, dire qualcosa di forte ma anche con leggerezza. Frames e Rush sono due brani che comunicano speranza in un mondo che a volte non è proprio il posto più bello dove stare, Willy On The Floor parla di un ragazzo…
(Raffo) Un marpione!
(Fernando) Sì! Un marpione, che cerca di rimorchiare mezzo mondo citando Shakespeare, il problema è che lo fa male perché non si ricorda bene le citazioni. Distance parla di quello che provi quando ti manca una persona, un amico, un amore, qualcuno che non c’è più. Punch invece è forse la canzone più sexy del disco, parla dell’attrazione fisica verso una persona e di come potresti compromettere la tua vita ma a volte, semplicemente, non t’importa.
Un bel po’ di cose, come in copertina insomma.
(Mattia) Si si, la copertina descrive molto bene quello che c’è dentro. La special edition del cd ancora di più! L’idea del collage ci piaceva, anche questi frammenti vintage di vita quotidiana. Un quotidiano però che viene letteralmente ‘squarciato’ da qualcos’altro: dalle paure, dalla noia, da qualcosa più grande di noi. E’ proprio il senso di ‘Better Than This’, cioè: cosa c’è dietro quel sorriso? Allora il ‘meglio di così’ ha un doppio significato che può essere positivo, come per dire: oh meglio di così non si può! O ironico-critico. Roberto ha colto perfettamente quello che volevamo esprimere con le nostre canzoni.
Come avete scelto le persone con le quali avete lavorato per il disco?
(Raffo) Beh Danilo e Fabio del Box Studio sono amici da anni, Fabio Nirta di Bizarre Love Triangles si è interessato al progetto e ci ha indirizzati da Paolo Rossi, che è riuscito a fotografare benissimo le nostre intenzioni. Roberto invece è un grafico che sta facendo strada e poi conosce bene le nostre idee sul disco. C’è stata poi Laura Gennaro che ha dato una grossa mano a Fernando per i testi, sia come supervisione che per consigli su come migliorarli.
E la Friends Records? Com’è andata?
(Fernando) Ah! Partiamo dal presupposto che il periodo in cui abbiamo mandato il materiale alle etichette è stato strano perché eravamo in ‘attesa delle risposte, ma è stato anche costruttivo perché siamo entrati in contatto con etichette che ci piacciono e che ci hanno dato consigli preziosi. Abbiamo prediletto l’estero avendo un sound poco italiano e soprattutto cantando in inglese, poi è arrivata la risposta dalla Friends Records e da li abbiamo passato un mesetto e mezzo con il fuso orario di Baltimora in testa per mail e skyppate, è stato un periodo stranissimo. Ma siamo felici che un’etichetta straniera abbia voluto lavorare con noi, speriamo di concretizzare il tutto facendo un salto dall’altra parte dell’oceano prima o poi!
Una curiosità, torniamo indietro: com’è nato il nome Parkwave?
(Raffo) questa è la domanda di Ilario!
(Ilario) Eccomi, allora: la cosa è nata dal fatto che io e Fernando eravamo in un parco quando abbiamo strimpellato assieme per la prima volta, suonavamo in gruppi diversi e volevamo capire se si poteva fare qualcosa. Poi sono arrivati Mattia e Raffo e abbiamo cercato la classica alchimia. Quindi ci doveva essere il parco in qualche maniera, l’onda invece l’abbiamo inserita nel nome perché vorremmo arrivare alle persone proprio come un’onda. Non è un caso che in Wave il ritornello sia: soon this wave will strike us down!
(Mattia) C’è da dire che abbiamo trasformato parkwave in aggettivo…
(Ilario) Esatto, vedi ad esempio: questo è cielo poco parkwave
(Fernando) I tuoi occhiali sono poco parkwave
(Ilario) Sono molto parkwave, invece
(Raffo) tu che dici?
Nel dubbio direi di si! Tornando a noi: adesso invece, che si fa?
(Fernando) Adesso viene il bello: far ascoltare la nostra musica alle persone, suonare davanti alle persone ma soprattutto cercare di scrivere belle canzoni, che rimane la cosa più importante al di là delle etichettature varie o dei discorsoni intellettualoidi che si possono fare in merito.
Tornando al 2016, cosa state ascoltando in questo periodo?
(Ilario) Black Star di Bowie e The Magic Whip dei Blur
(Mattia) in questo periodo sto riascoltando Singles dei Future Islands e i due album degli XX
(Fernando) Adore Life delle Savages
(Raffo) What Went Down dei Foals che da quando è uscito non ho smesso di ascoltare
Beh ragazzi, grazie e in bocca al lupo!
Grazie a voi!