Fury – brutti, sporchi e cattvi

di Francesco Sapone - 18 giugno 2015

Fury - brad pittL’uscita ed il lancio italiano di “Fury” di David Ayer mi avevano lasciato completamente indifferente. Ero anche abbastanza diffidente verso l’operazione basata essenzialmente sulla presenza di Brad Pitt acconciato come in Inglorious Basterds e sull’utilizzo nel trailer di una hit come “Take me the Church” di Hozier, che in effetti poi col film non c’entra un cazzo.

Nondimeno mi indispettiva l’ennesimo film di genere sulla seconda guerra mondiale da parte degli americani che tutto, ma tutto, avevano già detto ed espresso sul tema. Avendolo però in programmazione sotto casa e con due ore da impegnare, in una calda prima serata di giugno, ho deciso di cedere. Vi confesso anche che era tanta la voglia di evasione che sarei andato a vedere qualunque altra cosa.

Il film si è rilevato però una gradevole sorpresa. Anche soltanto dal punto di vista del puro intrattenimento non gli si può muovere alcuna critica.

L’estetica prescelta è quella del soldato Ryan di Spielberg, la prima sequenza ed alcuni dialoghi ricordano un po’ Tarantino e Inglorious Basterds senza però averne il caratterizzante tono sardonico.

In Fury è tutto più plumbeo, aleggia sui personaggi una pesante area di morte mista all’adrenalina da combattimento. Fango, sangue e merda sembrano essere i veri protagonisti del film. A momenti è come avvertirne la puzza.

Fury Brad Pitt e la sua squadra equipaggio del Tank Sherman, chiamato appunto Fury, hanno combattuto i Nazisti partendo dall’Africa fino a giungere in Germania negli ultimi giorni del conflitto mondiale. Durante la “guerra totale” proclamata da Hitler che aveva chiamato alle armi e all’ultimo sforzo difensivo anche donne e bambini. La squadra è come una famiglia, il carro armato è una casa, uccidere i nazisti è “il più bel lavoro del mondo”. Wardaddy, Brad Pitt, è il padre padrone pieno di cicatrici ed ustioni che guida la battaglia ed educa una giovane recluta alla ferocia della guerra. Nel contempo è anche un padre affettuoso e protettivo perché  “gli ideali sono pacifici, è la storia ad essere violenta”.

Fury ha tutti i luoghi comuni del War Movie. Il sergente di ferro che non molla mai,  la giovane recluta alle prese con l’orrore che non aveva mai immaginato, verFurysetti biblici a go go e la trama un po’ western con il “mucchio selvaggio” nelle cui mani, e vita, è riposto il futuro dei buoni.

Tuttavia dietro un’apparente etica eroica e tutta muscoli e proiettili un po’ alla John Wayne o alla Milius, si nasconde un film che evidenzia l’inutilità di ogni gesto e di ogni eroismo, rispetto all’abbrutimento dell’uomo causato dalla crudeltà della guerra.

Wardaddy ed i suoi sono brutti, sporchi e cattivi. Sanno di essere agli ultimi giorni di una guerra che però per loro non finirà mai, anche perché forse non saprebbero stare senza. Sono morti dentro o forse convinti di essere diventati immortali. A differenza di Norman, la recluta a cui Il sergente  dopo avere insegnato ad uccidere, impone un momento di intimità con una giovane tedesca. Sono “giovani e vivi ” dice di loro Wardaddy. Fuori dall’appartamento della città conquistata in cui per qualche ora si ristorano domina l’orrore. È l’unica scena del film nella quale i protagonisti sono umani, si percepisce la sensazione di casa, di vita ed intimità vera. A riportarli alla realtà sarà l’avvento del resto dell’equipaggio che quasi rifiuta quel tipo di sensazione , di quadretto familiare, troppo pulita, troppo lontana da quello che vivono ed hanno vissuto.

Norman, sarà poi battezzato col nome di  “macchina”. “Grazie alla guerra ha scopato ed ha imparato ad uccidere”. Per lui infatti suonerà quasi come una battuta infelice o uno sberleffo il “sei un eroe ragazzo” pronunciato da un commilitone alla fine del film, dopo il sacrificio del Fury, la cui ultima scena è una ripresa dall’alto del cingolato circondato da corpi sventrati ed ammassati sotto lo sguardo perso di Norman, privo dell’innocenza iniziale.

FuryFury svolge benissimo il suo compito. Principalmente deve intrattenere e ci si riesce benissimo.

I combattimenti sono cruenti, c’è un uso massiccio di proiettili traccianti che rende tutto più spettacolare. Gli attori sono bravi e a proprio agio, per due ore assistiamo eccitati ad un uso spropositato di proiettili e granate e a frasi ad effetto di un sobrio Brad Pitt in ottima forma. A margine si può fare anche qualche  riflessione seria considerando che nel mondo si combattono ancora delle guerre e che c’è sempre  qualche buffone che semina odio, ma ci fermiamo allo spettacolo.