Spotify, fa rotta verso Wall Street: opzioni miliardarie in vista?

di 2bePOP - 27 maggio 2014

spotify

Too big to fail, come dicono i nostri amici americani. Spotify nel giro di qualche stagione è diventato un gigante della musica online, con cifre verticistiche che lasciano pochi dubbi, dieci milioni di utenti paganti che nel giro di un anno diventano venti. E ancora quaranta milioni di  adepti, 56 Paesi in cui si segnala la presenza per questa stupefacente e innovativa app, che ha fatto storcere il naso ai soliti puristi, a chi vive di vinili e ai collezionisti fanatici, ma per motivi ben evidenti ha messo in agitazione il colosso Apple che è subito corsa ai ripari acquistando la rivale Beats, dopo l’accordo Spotify-Samsung.

E’ svedese la società start-up che ha allacciato i guantoni in segno di sfida verso i big della Silicon Valley. Un ulteriore cambiamento epocale per quanto riguarda la fruizione di musica digitale in dowload e streaming. Bandcamp.com, soundcloud e tante altre realtà che dopo l’era Napster del ribelle Sean Parker, il ragazzo che volle sfidare con il free download le major discografiche, si sono fatte spazio in un settore in continua evoluzione e che potenzialmente attira milioni di utenti  e di dollari.

Non è di soli guns & roses che è fatta la notizia, vista la spinosa polemica degli artisti, pagati sempre meno per la loro musica, dato che nei dividendo delle royaltiers sono gli intermediari come Spotify a far la voce grossa.

La notizia del momento riguarda invece la quotazione in borsa affari di Spotify. Per il momento si è detto di rumors e di colloqui formali da parte delle banche d’affari. Eppure pare a tutti evidente che i lupi di Wall Street hanno fiutato un grosso affare nella società svedese start-up che magari potrà essere un titolo su cui operare con le opzioni binarie, fonti bene informate parlano infatti dell’autunno prossimo come data dell’acquisizione del titolo in borsa. Un volume d’affari che si aggira attorno ai 7-8 milardi di dollari e con possibilità di crescita esponenziale, dato il valore del settore. Una volta quotata non sarà facile capire che altre major del settore discografico come Sony, Universal e Warner dovranno per forza di cose fare i conti con questo nuovo sistema di sharing e piattaforme per ascoltare musica legalmente.

Nel 2009 negli USA circa il  il 75% dell’industria musicale trae ormai quasi esclusivamente profitto dalla vendita sul web dei propri prodotti o tramite esclusiva licenza dei prodotti di altri artisti.

Secondo sondaggi più recenti la stragrande maggioranza degli utenti non preferisce più scaricare la musica, ma piuttosto ascoltarla in streaming, e condividendola sui vari social.

Una delle formule vincenti che ha imposto Spotify sul mercato è senza dubbio l’innovativo servizio Fremium, formula ibrida tra gratis, free, e in parte a pagamento (premium). A cosa serve questa soluzione? Semplice: prima attira gli utenti con l’ascolto gratuito e per ascoltare la musica che offre, poi però la interrompe con fastidiose pubblicità che invitato a provare il pacchetto premium a pagamento, che con costi molto bassi consente di non essere interrotti e di salvare le proprie playlist su smarphone e pc, per poterle ascoltare anche da backup senza connessione internet. Con una conversione di circa il 25% degli utenti. Gli esperti americani hanno parlato di “emotional connection”, visto che si investe tempo e attenzione, e che questo sistema di ascolto diventa social grazie alla condivisione su facebook e su altre piattaforme social che si possono connettere in automatico con Spotify.

Probabilmente è successo lo stesso ai dinosauri in epoche passate, ma non è rimasta traccia. E quelli di Wall Street lo sanno bene, pare.  Aspettare per credere, e ascoltare per capire.