The stars are out tonight (e il frigo non si sbrina da solo)
di 2bePOP - 19 aprile 2013
“Ormai il mio Tamagotchi s’è fatto grande. Ha i peli sotto le ascelle, resta un sacco di tempo chiuso in bagno e la sera torna tardi. Ieri mi ha chiesto se gli compravo il motorino e quando gli ho detto di no, perché i suoi voti in questo periodo lasciano molto a desiderare, é corso nella sua stanza a piangere e ad ascoltare i Pantera.” (m4)
Provate questo esperimento zen. Vi assicuro che può funzionare. Scaricate gratuitamente il nuovo disco di David Bowie e selezionate il brano numero 3. A questo punto ciò che vi occorre è solo un piccolo frigorifero, di quelli da casa al mare, o da stanza per studenti che studiano per diventare ingegneri.
Galassie inesplorate di cubi di ghiaccio, residui di rosmarino, condimenti interspaziali che fecero grande una serata di bagordi e di lotte a chi riusciva a spararla più grossa. Nessun ostaggio, a parte il fegato, nessun pericolo in quella notte sinuosa, erotica. Funk-u-lo Palahniuk!
Autostrade deserte dove il paesaggio si confonde con la luna e dove uno straniero vestito in modo eccentrico può essere scambiato per uno di casa. Dove siamo questa notte? Le stelle sono una sequenza di bottoni legate a un filo sottile che collega la notte al dolore e che ci conduce al termine del nostro viaggio.
“Le stelle ci guardano da dietro il loro scintillio” – Una caverna spettrale, fatta di cunicoli, tunnel, e grand canyon di ghiaccio. I nostri strumenti sono un martello, un coltellaccio e una cazzuola rubata a qualche amico, muratore per caso, in questo viaggio a bordo di un Nautilus immaginario. Rotta verso l’ignoto. Quale sarebbe? Ancora non lo so, appena lo scopro, ve lo delucido. Per ora posso solo dirvi che il capitano ha un occhio chiaro e uno scuro. E che questa cosa mi mette di buon umore. Ed è già parecchio di questi tempi.
“Aspettano la prima mossa, satiri e figli delle nostre mogli s’immergono e brillano nel nostro mondo primitivo” – Per me David Bowie è un ricordo del liceo. Di un amico. Lui non era un fan di Ziggy Stardust, lui era Ziggy. T-shirt bianca e jeans rossi e adidas gazzelle d’ordinanza. E capelli viola. Insomma Space Oddity.
Buddismo. Ho sempre pensato che il mondo fosse troppo sagomato, pieno zeppo di spigoli, su cui noi distratti sognatori non facciamo altro che inciampare, giorno dopo giorno. E che tutto sarebbe più facile in una dimensione tondeggiante, fluttuante: eterea, come la nostra coscienza. Un mio amico dice: -Se le puttanate che si dicono nei bar si potessero convertire in energia avremmo già costruito la Morte Nera e sconfitto i cavalieri Jedi!
Sapete il mio vero problema qual è? Aver sempre preferito “Guida galattica per autostoppisti” a Luis Ferdinand Celine. Bowie me lo sono sognato, nelle scorse notti, era a bordo di una Y 10 amaranto, fermo ad un semaforo a Roges. Ha gettato la cicca di una Marlboro ed è ripartito, nello stereo stava ascoltando la versione di Nina Simone di Wild is the wind.
David Bowie invecchia benissimo, io mica tanto. Forse. Ah, dimenticavo, ciao Ivan! China Girl.
Dario Greco de Le origini del male