Da Cosenza il nuovo Daft Punk. Intervista a Fabio Nirta

di 2bePOP - 16 aprile 2013

fabio daftNon è un approccio maturo, quello di investire talmente tanta attesa nel nuovo lavoro di una band; non è un approccio maturo, quello di dare per scontato che si sarà davanti ad un Evento straordinario.

L’aveva già detto Damir Ivic qualche giorno fa su Soundwall, senza essere per forza tedioso o, più semplicemente, rompipalle. Tutt’altro, in quel bellissimo articolo (qui), a esser smascherato era l’automatico carrozzone che ormai, con la forza della luce, tiriamo su con la stessa spinta delle api operaie che da sole vomitano il cibo che finirà poi nei tuoi barattoli di miele. Human After All. E così, dalla provincia dell’impero [perché Cosenza è e rimane un buco di culo geograficamente oltre (e qui rimani a tirarti le somme se tutto ciò possa essere svantaggio o punti a favore)] succede che ti arrivano dritti in worldwide web 4minutie43secondi del nuovo Daft Punk. E tu, lì fuori, neanche stai a farti domande o problemi. Semplicemente impazzisci. Da Cosenza. Il nuovo Daft Punk. E rimane anche il dubbio se non sia poi solo una semplice presa per il culo, o, forse, il riflesso allo specchio di qualcosa che ancora per molto faremo fatica a capire. Non c’è bisogno di stare a scrivere i concetti qui, è tutto troppo oltre e inflazionato che col tempo ci siamo abituati a nasconderlo sotto al cuscino. Per fare poi semplici sogni di latta al ritmo di casse french, sinuosi handclapping e vocalizzi black che scioglierebbero anche la prima delle principesse.

Il pezzo in questione è “Get Lucky”, quello che conta i feat. di Pharrell e Nile Rodgers. Da tutta la montata venuta fuori come preview nell’ultimo Saturday Night Live, quello spacciatore di Fabio Nirta (prima di tutto amico, poi collega, promoter, dj e trend-qualcosa dei network sociali) ci ha costruito un pezzo, che sta viaggiando da sé al ritmo della luce come la release ufficiale del duo parigino. Abbiamo fatto una skyppata veloce per capirne genesi e portata. Prima schiaccia play però.

Era proprio quella che avevamo ascoltato da te giovedì sera?

Quella era solo un inizio, c’avevo st’idea. Poi dopo l’uscita delle altre cose è stata più semplice l’operazione.

Io ti conosco e a questi colpi di testa ormai c’ho fatto l’abitudine, ma vabbè, spiega ai followers della rete come ti è saltato in mente

In realtà mi sono concentrato cercando di capire come i Daft Punk avrebbero suonato il pezzo. Come avrebbe suonato interamente dopo le preview di presentazione. Così mi sono messo a fare questo re-edit. E ho deciso di metterlo in rete giusto così, per puro gioco, ho messo un link allegato al video con il free download da Sendspace, e piano piano mi sono reso conto che il pezzo stava andando, le views crescevano. Tra una cosa e l’altra, anche per evitare denunce, segnalazioni, ho deciso di toglierlo. E a quel punto quando l’ho tolto ho pensato sinceramente “vuoi vedere che qua l’hanno scambiato per l’originale?”. Però sinceramente la cosa è caduta lì, nel senso che io l’ho tolto e poi non ho avuto più notizie. E poi, come già sai, ero su Facebook che stavo lavorando e scherzando, e ho visto che Indian Wells aveva postato il pezzo dicendo questo dovrebbe essere il nuovo singolo dei Daft Punk in quanto l’ha postato Stereogum. E mi sono reso conto che era il mio pezzo, il mio re-edit, e da lì ho scoperto tutto quello che stava succendo, che lo stavano passando nelle radio, un macello.

Tecnicamente cos’è che hai fatto?

Ho preso delle parti dei Daft Punk e le ho ricucite alla mia maniera. Non ho fatto nient’altro, non è che chissà cosa abbia fatto, non ho messo nulla che non sia loro. Quindi alla fine chi ascolta il pezzo ascolta i Daft Punk, solo che io penso sia tagliato, non voglio immaginare l’abbiano fatto così banale, anche se è super-pop. Cioè voglio dire è un ottimo pezzo, però dai Daft Punk mi sarei aspettato altre cose.

In sincerità te lo aspettavi tutto sto casino? O quantomeno ci speravi?

No, ma neanche per sbaglio. L’ho messo lì perchè mi sono detto voglio vedere la gente se lo metto come pezzo dei Daft Punk oltre ad accorgersene o meno sia un fake, dica però sai è ben fatto, suona. Poi ho avuto la sensazione che la gente ci potesse credere quando ho visto determinati commenti e allora mi sono detto lo tolgo via. Però ti ripeto onestamente sento dei limiti che probabilmente i Daft Punk non hanno. Non so che dire. La cosa mi fa ridere, mi regala ‘na notorietà da cinque minuti però tipo guarda, adesso in rete gira il troll del troll, c’è gente che scrive “actually is appenrently not a fake, you can ear it on every radio“. Tipo che tutte le radio del mondo lo stanno mandando. Quindi questa cosa non si capisce. Che poi anche la posticipazione dei Daft Punk rispetto al pezzo, mi mette il dubbio che non sia poi così lontano dall’originale. Sia molto simile. Come lo mettiamo? Non lo so, non riesco a capire.

Ma se magari adesso inizia a uscire pure che Fabio Nirta è un tipo pieno di sè, come già scrivono sui commenti all’articolo di Rockit, come la prendi?

Ma vabbè è giusto che lo pensino perché non mi conoscono e io sono un tipo che gioca sull’autoreferenzialità e quindi è normale che chi non mi conosce, magari giovani o frequentatori della rete, la maggior parte dei quali senza offesa secondo me sono abbastanza frustrati, pensi questo. Però è normale, in Italia non viene capito Bugo perché dovrebbe essere capito un troll del genere? Tra l’altro non pretendo nemmeno di essere simpatico a tutti, non è una cosa di cui necessito.

Ti metto un po’ di paletti che altrimenti strabordi. Qual è stato il commento che t’ha fatto più piacere?

Tanti. I migliori al solito arrivano dagli amici e dalle persone care, che dimostrano l’affetto. La maggior parte dei quali sono anche legati al mondo in cui lavoro, quello musicale, quindi è un piacere. È un piacere che abbiano capito che è una cosa da Fabio, una cosa mia. Magari non se l’aspetta il ragazzo che non mi conosce, che dice questo è uno pieno di se, che non sa che però tra di noi scherziamo sempre su questo mio ego. È una cosa un po’ da Fabio Nirta essere il terzo Daft Punk per un giorno, e mi fa piacere che gli amici l’abbiano presa per quella che è la cosa, non sono soldi né niente, è una trollata micidiale, uno scherzo, un gioco micidiale, e la gente la sta suonando perché piace, perché è bella.

Il primo ricordo che hai legato ai Daft Punk

Se ci penso ovviamente il primo album, “Homework”, e se mi chiedi visivamente dove mi va la memoria ti dico subito il video di “Da Funk”, con il cane. Quello è il ricordo che ho. Ovvio che poi all’interno di quell’album c’è tanta di quella roba, di quella qualità che è impressionante. Cioè, è bellissimo, i Daft Punk sono i Daft Punk. E poi l’immortalità con “Around The World” che penso sia il pezzo dance più importante della storia della musica. Senza considerare che io ritenga, dopo i Kraftwerk, i Depeche Mode, dopo i ’90, i Daft Punk come la cosa più bella che sia capitata all’elettronica.

Quanto sono importanti per il tuo background?

Tantissimo. Penso sia una delle cose che, con la loro maniera di utilizzare, di suonare, di avvicinare il mondo dell’elettronica al rock, sia stata l’ISPIRAZIONE.

Fammi tre nomi di altri dj o producer elettronici che sono per te fondamentali

Di tutto e di più tutti quelli degli anni ’80. Dall’italo-disco alla roba inglese, da band come Depeche Mode a New Order, alle cose tipo Human League, Cabaret Voltaire, Stockhausen, Kraftwerk, fino a Frankie Knuckles, tutto.

E adesso? Di ultimi act invece

Come sai benissimo Neon Indian, che considero un talento ai livelli di Daft Punk, e tante altre cose, sicuramente Gold Panda, Four Tet, che è proprio imprescindibile. Se continuo a pensare me ne vengono fuori tremila di nomi importanti.

Il set perfetto

Non esiste. La mia idea di set è quella di un set dove ci sia un animo rock e un animo funk, italo-disco, e che ogni tanto si esca dagli schemi, che succeda qualcosa di particolare, di giocoso.

Imballato solo tipe?

Ovvio, fino a un pezzo di Alan Sorrenti, come ad uno dei cartoni animati. Deve succedere qualcosa alla fine di questo viaggio che sia divertente.

Tre pezzi che messi a ruota fanno esplodere il mondo

Dipende dal periodo. Adesso al momento “Kackvogel” di Solomun penso rappresenti il pezzo che più di ogni altro fa esplodere, è impossibile non ballarlo.

Domani tanto è già finito tutto. Lo sai si?

Si si, assolutamente.

Ce li hai pronti gli avvocati?

No ancora no. Però dovrei mi sa, dal casino che c’è. Mi sto preoccupando, e non scherzo.

Marcello Farno