My bloody Beppe Grillo
di 2bePOP - 2 marzo 2013
Stupiti? I risultati elettorali sono la punta di un iceberg. Il fatto è che tutto sembra scontato nei centri di potere e ben venga, quindi, un punto di rottura. È necessario anche per chi si erge a cambiamento. Il rock’n’roll non è poi tanto diverso dal vecchiume che ha sempre voluto scansare. Andando in edicola e guardando le copertine dei magazine specializzati, ad esempio, capeggia Thom Yorke. Anche tralasciando che il disco che gliele ha fatte meritare, il primo degli Atoms For Peace, non sarebbe tanto diverso da un nuovo album dei sempre suoi Radiohead se non fosse per le percussioni di Refosco, lui in prima pagina c’è stato mille volte, ci finisce ad ogni uscita. Del resto è meglio non rischiare. A chi non piace vincere facile?
Ma non sarebbe stato meglio metterci i My Bloody Valentine? Con questo freddo e il brutto tempo che si prospetta ci sarebbero stati bene come un tramonto vermiglio alla sera. Troppa poesia. La verità è che il cambiamento non piace a nessuno. È un mondo, quello dei vertici, talmente ripetitivo che tra la sigla PD e quella PDL c’è giusto una L di differenza: la L di Loro.
A noi non rimane altro che assecondarli. Del resto chi siamo noi? Fini parlamentare senza poltrona fa più notizia di un’infinità di precari che non hanno mai avuto neppure uno sgabello. Si accorgeranno che esistiamo solo se ci uccideranno in circostanze misteriose, diventando una notizia da tg, nella migliore delle ipotesi, e per qualche ora.
Ci disgelano giusto quando ci sono le elezioni, lanciandoci nel macero della campagna elettorale, diventando carne da sondaggio. Se uno mangia due polli e uno nessuno ne hanno ingurgitato uno a testa e, in barba alle statistiche, noi restiamo digiuni.
Se Grillo e il suo tsunami hanno un merito è quello di aver lasciato che entrasse in parlamento gente comune. Un giardiniere, una professoressa senza nomina, il commesso di un negozio per animali sono divenuti, improvvisamente, onorevoli. Non succedeva dalla fine del 700. E forse è la causa di tutti i mali.
Il dramma dei tempi moderni è il distacco dalla base: qualsiasi cosa che si stacca dalla base non è più all’altezza; è un concetto di equilibrio fisico. Ebbene, di fronte casa dei miei genitori (io non ho una casa, sebbene non sia un rom) vive una ex senatrice; quando ci rappresentava, percepiva lo stipendio da preside e quello da parlamentare, suo marito, che aveva già un impiego, era diventato il suo portaborse, sua figlia l’ufficio stampa; insomma una famiglia che aveva un budget di 4 milioni di lire si è trovata a percepire, improvvisamente, un reddito di almeno tre volte quello precedente, senza contare i rimborsi: benzina gratis, viaggi gratis, affitto gratis, pasti gratis. Una bella fortuna, certo, ma che li ha distratti da quelli che sono i problemi dei rappresentati, della gente comune, di quelli come noi.
Adesso i rappresentanti Grillini, che non sono politici di professione, sono costretti a rinunciare a 2500 euro, il che non gli farà perdere poi troppo di vista la gente comune. Magari si potrà incontrare un ministro su 36, constatando che sulla Nomentana ci sono pochi bus e tanti problemi di viabilità.
E la Sinistra, invece di comprendere quale occasione le sia capitata, è impaurita. Vuole rimettere Jimi Hendrix, come sul numero di febbraio, in copertina, visto che Thome Yoke non vende (e dare del Jimi Hendrix a Renzi suona come una bestemmia da scomunica). Ma non sarebbe stato più semplice fare lo stesso, ovvero devolvere parte dello stipendio dei propri eletti allo Stato, dando il buon esempio, come i Grillini? Berlusconi lo ha sempre fatto, anche perché lui tante puttane le ha pagate in cariche istituzionali, quindi ha comunque risparmiato qualcosina sul badget destinato alle spese coitali.
E poi ci sono i premi elettorali ai partiti, i premi-rimborsi, quelli che un referendum aveva abolito; Grillo ha rinunciato anche a quelli. I politicanti di mestiere, invece, possono girare le spalle agli elettori ma non all’impresa che gli dà il pane: l’industria della politica.
E che non ci si venga a dire che per fare il politico ci vuole una gran cultura, perché ci sono decine di interviste fatte da Le Iene nelle quali i nostri rappresentanti non sanno neppure le date di importanti avvenimenti storici, o rispondono a quesiti farfugliati senza un senso logico, tanto per parlare e non smentire un ruolo prestigioso.
Che poi Grillo sia un dittatore è un altro discorso: siamo quelli che hanno fatto i giornalisti per meno della metà dello stipendio previsto dal contratto collettivo di categoria; siamo quelli che hanno preso la laurea in Giurisprudenza per fare gli avvocati a 750 euro al mese; gli stessi che dopo un master hanno continuato a fare i baristi; per noi un contratto di tre mesi, in un’altra città, è come il più bel regalo di natale mai ricevuto; insomma, siamo abituati al bicchiere mezzo pieno, anche quando c’è solo qualche centilitro di piscio dentro: basta che sembri birra.
Un colpo basso? Può darsi, ma intanto Beppe combatte a suon di karate, visto che dopo anni che la sinistra fa pesare sul collo di Berlusconi il parere che ne danno i giornali esteri parla solo con loro: sfruttare la forza dell’avversario per batterlo. Il problema forse non è lui, ma chi non comprende che il vicolo non sia cieco e che anzi lui stia dando una strada alternativa, una via che conoscono tutti ma che è lontana dal centro.
Ma le periferie sono nostre. Al centro ci andiamo molto raramente ed ai centri di potere non arriveremo mai. Altrimenti ci sarebbero stati i My Bloody Valentine in copertina, insomma.
Occhio però, che alcune metafore sono meno rock’n’roll di quello che potrebbe sembrare.
E quella che segue più che una metafora è una analogia che promette danni seri:
“I nostri avversari ci accusano e accusano me in particolare di essere intolleranti e litigiosi. Dicono che rifiutiamo il dialogo con gli altri partiti. Dicono che non siamo affatto democratici perché vogliamo sfasciare tutto. Quindi sarebbe tipicamente democratico avere una trentina di partiti? Devo ammettere una cosa: questi signori hanno perfettamente ragione. Siamo intolleranti. Ci siamo dati un obiettivo, spazzare questi partiti politici fuori dal parlamento. I contadini, gli operai, i commercianti, la classe media, tutti sono testimoni. Invece loro preferiscono non parlare di questi 13 anni passati, ma solo degli ultimi sei mesi. Chi è il responsabile? Loro! I partiti! Per 13 anni hanno dimostrato cosa sono stati capaci di fare. Abbiamo una nazione economicamente distrutta, gli agricoltori rovinati, la classe media in ginocchio, le finanze agli sgoccioli, milioni di disoccupati. Sono loro i responsabili! Io vengo confuso. Oggi sono socialista, domani comunista, poi sindacalista, loro ci confondono, pensano che siamo come loro. Noi non siamo come loro! Loro sono morti, e vogliamo vederli tutti nella tomba! Io vedo questa sufficienza borghese nel giudicare il nostro movimento. Mi hanno proposto un’alleanza. Così ragionano! Ancora non hanno capito di avere a che fare con un movimento completamente differente da un partito politico. Noi resisteremo a qualsiasi pressione che ci venga fatta. E’ un movimento che non può essere fermato. Non capiscono che questo movimento è tenuto insieme da una forza inarrestabile che non può essere distrutta. noi Non siamo un partito, rappresentiamo l’intero popolo, un popolo nuovo.” (Adolf Hitler – Eberswalde – 27 Luglio 1932)
Stefano Cuzzocrea